Colpo al clan Pesce di Rosarno sequestri, arresti e perquisizioni

I Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Reggio Calabria su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito varie perquisizioni nel centro abitato e nelle campagne di Rosarno, finalizzate alla ricerca di armi ed alla cattura del latitante Giuseppe Pesce “testuni”, considerato l’attuale reggente dell’omonima cosca. L’attività disposta era il frutto di riscontri a recenti dichiarazioni rese dalla collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce. I controlli posti in essere nell’arco dell’intera giornata hanno impegnato un complesso dispositivo dell’Arma dei Carabinieri supportato dai Reparti specializzati (tra cui lo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia, il Noe ed il Nas) ed il Corpo dei Vigili del Fuoco. Nel corso di una perquisizione effettuata all’interno di un’azienda agrumicola, sono stati sequestrati un revolver di grosso calibro (Colt Python cal. 357 magnum), una pistola semiautomatica (Mauser cal. 7,65) e numerose munizioni; le armi erano in perfetto stato di conservazione e pronte all’uso (nella modalità di pronto impiego definita “a colpo in canna”). Nella circostanza, erano tratti in arresto – per concorso nel reato di detenzione abusiva di armi e munizioni Gaetano Palaia, 35 anni ed il padre Rocco Palaia, 62 anni, entrambi pregiudicati.

Sequestrate tre imprese di trasformazione agrumaria: “Derivati agrumari Santa Lucia di Palaia Gaetano”; “T.l.a. di Maduli Teresa s.a.s.”; “Derivati Agrumari San Gennaro dei F.Lli Palaia Snc”; tutte di proprietà dei Palaia, considerati “famiglia satellite” a disposizione della cosca Pesce. Le verifiche dei militari hanno fatto emergere gravi illeciti in materia ambientale, alla luce dei quali sono stati deferiti in stato di libertà (ex art. 6 lettera b della legge 210/2008 – illecito smaltimento di rifiuti) Lucia Palaia, 34 anni, Teresa Maduli 46 anni e Fortunato Palaia 55 anni. Le gravi carenze igienico-sanitarie riscontrate portavano al sequestro di una vasta area aziendale dell’estensione di quattro ettari e con all’interno attrezzature per oltre 1.000.000 di euro.

Le indicazioni fornite da Giuseppina Pesce, infine, hanno permesso di sequestrare il contenuto di una cassaforte occultata in una casa disabitata nella disponibilità degli affiliati alla cosca Pesce. All’interno dell’armadio blindato, i militari hanno trovato un “tesoretto” del valore di oltre 200 mila euro, composto da numerosi monili in oro tempestati di pietre preziose (anelli, collane, orecchini, bracciali…) e vari orologi – anche in oro massiccio – di prestigiose maisons, quali “Patek Philippe”, “Rolex” e “Cartier”. Tali oggetti di valore potrebbero essere provento di una rapina messa a segno da soggetti della cosca Pesce qualche tempo fa ad una gioielleria della piana, secondo quanto riferito dalla collaboratrice di giustizia in un udienza al Tribunale di Palmi nel processo contro la cosca Pesce.