La Roma americana rischia di naufragare

I giallorossi a stelle e strisce non convincono. Non piace Luis Enrique.Non sono gradite le scelte sui giocatori. I risultati non vengono. Ed il giocattolo rischia di rompersi. In queste ore sono quattro i personaggi al centro delle cronache: DiBenedetto, Pallotta, Rossi e Totti.

Il Cda romanista ha ridimensionato di fatto Thomas DiBenedetto e certificato che James Pallotta è il vero owner. Francesco Totti ha fatto capire che è pronto ad andarsene salvo poi ritrattare. De Rossi conferma che il suo rinnovo contrattuale è un enigma. Per non parlare di Osvaldo che non si presenta alla serata, dopo l’ennesima sgridata per la sceneggiata dopo la sostituzione contro la Juve, anche se la società lo giustifica con un problema di famiglia.

Da Totti a De Rossi, il miglior romanista della stagione e perciò, come richiede la tragedia, in scadenza di contratto a giugno e con una maxi offerta del Manchester City sul tavolo. De Rossi, nel panorama dei calciatori è di un’altra categoria, in campo e fuori, perciò non si rifugia mai nei luoghi comuni. Gli chiedono del suo futuro, non si nasconde: “Non è il caso di parlare di mercato: è una bella serata e limitiamoci a farci gli auguri. E io e Totti, a differenza di quello che dice qualcuno, nella Roma comandiamo molto meno di quanto si creda”.

Comanderà molto di più James Pallotta, il tycoon che ha ricostruito i Boston Celtics. Ormai è chiaro che l’uomo forte è lui. Ieri il Cda ha ratificato le dimissioni di due soci (Ruane e D’Amore) e cooptato Mark Pannes (fondo Raptor, cioè Pallotta) e Brian Klein (Us Soccer Foundation). Pannes e l’a.d. Fenucci si divideranno le deleghe. DiBenedetto resterà presidente con una carica di rappresentanza. Almeno per ora. Impossibile che venga ratificato il contratto da un milione e 200 mila euro. Non era giustificabile agli occhi dei tifosi quando si lavora di lima sul rinnovo di De Rossi.