Muore la sanità pubblica a vantaggio dei privati

Il segretario generale della Fp Cgil, Giuseppe Gentile, in una nota stampa resoconta la manifestazione di oggi a Palmi nel Reggino. “Leggiamo tutti i giorni, sui quotidiani locali, notizie di cronaca, più o meno gravi, fatti di criminalità, sequestri di beni immobili e conti correnti bancari, forme illegali di utilizzo dei fondi europei, vittime o presunte tali di malasanità. Insomma fatti che danno il senso di come sia difficile vivere in una terra come la Calabria e la Piana di Gioia Tauro. Eppure sembra che tutto vada avanti, poco importa di quanti disoccupati e inoccupati tentano di sopravvivere, di quante tragedie familiari si consumano nel chiuso delle piccole abitazioni della gente apparentemente normale, quanta disperazione colpisce i calabresi delle ultime due generazioni, giovani e meno giovani, dai laureati agli operai. E poi le strade di collegamento fatiscenti, i servizi, le scorie radioattive e di veleni scaricati sull’appennino e nei mari o nascosti nel sottosuolo dei centri abitati. Uno scenario desolante che da il senso vero di una storia stravolgente di ciò che è stato il territorio calabrese. I poteri forti hanno deciso e operato per distruggere una terra dalle bellezze naturali uniche. Il cittadino onesto è stato sempre raggirato dalle diverse caste che hanno deciso di raggiungere il solo fine del guadagno di pochi e l’abbandono di tutto il resto del paese. Oggi, così come avviene in tutti i comprensori d’Italia, si parla del diritto alla salute. Ho ritenuto opportuno tracciare un piccolo resoconto di come tante cose hanno condannato la Calabria ad essere la regione che detiene il primato della più grande criminalità organizzata, la Ndrangheta. Questo perché molti problemi che affliggono la Calabria, derivano proprio da questo cancro che pervade l’intero tessuto socio economico regionale. La politica, deve fare continuamente i conti con questo enorme mostro, combattuto da sempre ma ancora troppo presente nelle istituzioni locali e in ogni posto dove si muovono capitali e interessi. Vorrei ricordare l’omicidio Fortugno e il suo impegno nel denunciare fatti importanti riferiti alla sanità, l’arresto del Consigliere Regionale Mimmo Crea, l’arresto del Consigliere Regionale Santi Zappalà, l’operazione condotta dalla procura di Reggio Calabria il 14 Luglio 2010 che ha portato all’arresto di 300 persone e il sequestro di 2 miliardi e mezzo di beni e conti bancari, tra la Calabria e la Lombardia e tanti altri interventi delle forze dell’ordine che hanno prodotto centinaia di milioni di euro di confische di beni e denaro contante. Tutti soldi strappati dalle tasche della gente per bene e onesta che non torneranno più in Calabria, incamerati dal governo per altre finalità sconosciute ai molti. Nessun parlamentare si è mai occupato di questo argomento, né tantomeno ha pensato o proposto di assegnare parte di queste risorse al territorio dove sono avvenuti i sequestri”.

“Queste cose sembrano avulse dall’argomento che trattiamo oggi, ma così non è. Cari compagni e cittadini presenti, vorrei ricordarvi che dove i diritti sono garantiti, a partire dal diritto alla salute, esiste un sistema virtuoso che produce reddito, i collegamenti funzionano, il mondo del lavoro ha un suo radicamento solido e non ci sono gli alti tassi di disoccupazione e inoccupazione che troviamo in Calabria. Il diritto alla salute è un diritto fondamentale che deve essere garantito in maniera universale. Esso fa parte di un sistema che racchiude un intero contesto produttivo che riesce a rendere normale un territorio. La Calabria non è così. La provincia di Reggio Calabria, nella recente storia, era divisa in tre Asl, quella di Locri la n. 9, di Palmi la n. 10 e la n. 11 di Reggio Calabria. Il 27 Aprile 2006, dopo le prime indagini sull’omicidio Forugno,  viene sciolta l’Asl di Locri per infiltrazioni mafiose; il 27 maggio 2007 vengono accorpate le ASL di Palmi e Reggio Calabria e, il 19 marzo 2008 vengono sciolte anch’esse per grave infiltrazioni mafiose. La fase di commissariamento ha tentato di fare un’operazione di verità tirando fuori i conti in rosso di un sistema sanitario allo sbando, con bilanci inesistenti o scientificamente falsati. A pagarne le conseguenze non è stato nessun dirigente dipartimentale o di struttura complessa, né assessore regionale alla sanità o presidente della Giunta Reionale. E’ stato solo il cittadino onesto a pagare e continua ancora oggi ingiustamente a pagare.  La sanità di Palmi e Reggio Calabria aveva accumulato un debito di oltre 500 milioni di euro ma, neanche il Generale dei Carabinieri Massimo Cetola, a capo della triade Commissariale inviata dal Consiglio dei Ministri, è riuscito a scardinare il sistema contorto che aveva affossato la sanità nel territorio reggino. Difatti il grosso del disavanzo, oltre il 90 % del debito, gravava sull’ex ASL 11 di Reggio Calabria, probabilmente per grossi affari volti verso la sanità privata e privata convenzionata. Finiti i commissariamenti si è tornati alla gestione politica e, in quel frangente vi è stato l’avvicendamento del governo regionale. Le elezioni del 28 e 29 Marzo 2010  incoronano con una percentuale del 59% dei consensi il centro destra con a capo il Presidente Scopelliti, già sindaco della città di Reggio. Da subito il problema dei problemi è il debito accumulato nel Servizio Sanitario regionale. Un debito che bisognava certificare al più presto per preparare il piano di rientro. Ma il problema vero, pensiamo siano gli impegni assunti in campagna elettorale sulla trasformazione della sanità calabrese da modellare a immagine del privato e privato convenzionato. Ben presto gli advaisor danno i numeri, nel senso che non sono cifre certificate ma somme che cambiano continuamente. Dai 2 miliardi e mezzo passano a distanza di poco tempo a 1 miliardo e 200 milioni, poi diventano soltanto 850 milioni per concludere con una certificazione di 1 miliardo e 45 milioni reso noto soltanto in data 13.04.2011. a questo punto, certificato il debito arrivano i tagli per ripianare e quindi si parte col chiudere  servizi e  ospedali. Sulla Piana si chiude l’ospedale di Taurianova e Palmi, Oppido Mamertina viene riconvertito in Lungodegenza. Rimangono attivi gli Ospedali di Polistena e Gioia Tauro. Il primo con 177 posti letto il secondo con 50. Totale 227 posti letto su un territorio articolato tra pianure e montagne con 33 comuni collegati da strade che sembrano mulattiere; una popolazione complessiva di 157.000 abitanti e un’emigrazione sanitaria  del 41,7% per ospedalizzazione fuori regione”.

“Orbene le rivendicazioni e gli argomenti che vengono trattati oggi, in tutta Italia, dalla nostra organizzazione, riguardano i problemi veri che spesso mettono in discussione il diritto alla salute. Iniziamo dai tagli alla sanità – nella nostra regione sono stati pesanti visto il debito storico che dobbiamo pagare per errori di gestioni scellerate da ascrivere sia alla politica regionale ma, ancor di più ai continui avvicendamenti di Direttori Generali, Commissari regionali e, in particolare, alla dirigenza delle ex ASL che ha fatto di tutto per distruggere l’esistente senza dare alternative possibili alle cure dei cittadini. Tutto ha inizio nel 1995 con l’ex art 20 della Legge 67/88. Bisognava mettere in sicurezza tutte le strutture ospedaliere esistenti e, quindi, l’allora Direttore Dr. Rizzo, poi arrestato per illeciti amministrativi, ha fatto partire gli appalti in maniera scellerata e senza un minimo di buon senso. Sono state ristrutturate sale operatorie mai riaperte, smantellate quelle a norma per riconvertire strutture impegnando decine di miliardi di vecchie lire per lavori inutili,anche gli ospedali da riconvertire rimessi a nuovo (vedi quello di Cittanova), sono abbandonati, su palmi sono stati fatti più appalti per gli stessi lavori e, quindi contenziosi interminabili per non concludere i lavori e lasciare una ristrutturazione monca. Insomma una lunga sequela di cattiva gestione che ha portato solo danni ai cittadini e tanti soldi nelle tasche di chi arraffare in quel momento propizio. E proprio in quegli anni, la giunta regionale di centro destra a guida Chiaravalloti, ha dato il via a alla realizzazione di un suo modello Lombardo di sanità pubblico/privato. Si autorizzano aperture di nuove strutture private e, a larghe mani si aprono il cordoni dell’accreditamento. Pensate quanti affari e quanto sperpero di denaro pubblico c’è stato in quel periodo. Si faceva di tutto e di più ma non si riusciva a far installare una TAC e una RMN negli ospedali, i medici che lavoravano in radiologia e laboratori di analisi, erano gli stessi che gestivano le strutture private convenzionate. Una bella integrazione tra pubblico e privato. In quei periodi siamo usciti su rassegna sindacale a denunciare questi fatti, la nostra corrispondente Marina Iacovelli si è beccata persino una denuncia per diffamazione assieme al sottoscritto. Abbiamo corso un bel rischio ma alla fine il risultato è arrivato e qualcuno ha pagato”.

“Oggi la storia si ripete e a pagare questa volta è il cittadino. Il primo regalo che ha fatto Scopelliti è stato il Ticket sui farmaci e le prestazioni sanitarie. In precedenza le famiglie con reddito ISEE inferiore a 10.000 euro erano esenti, mentre oggi o si è disoccupati o si paga. Il paradosso è che, il cittadino che va a pagare il ticket per una prestazione si accorge che la stessa prestazione fatta dal privato a pagamento costa di meno. Il risultato raggiunto è di doppio effetto, meno prestazioni per il pubblico e più soldi per il privato, magari con un po di nero”.

“Arrivare a una buona spesa per una buona sanità, in Calabria vuol dire utilizzare le risorse disponibili per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza. Immettere nel circuito lavorativo le figure professionali mancanti, a partire dagli Operatori Socio Sanitari, dare spazio ai Bravi e preparati professionisti che abbiamo, prima che scappano via, e, costruire i contenuti per riempire il nuovo ospedale. Su questo argomento del nuovo ospedale, bisogna dire che siamo stanchi e anche delusi delle continue diatribe aperte dai due sindaci che gestiscono i territori dei due ospedali ancora funzionanti. Bisogna dire basta a questa stupida guerra di campanile. Questi sindaci devono capire che devono unire l’intero territorio della piana e fare fronte su quello che deve essere la sanità di domani. Quella sanità che serve a curare le persone ammalate e non a fare consenso elettorale. Serve unità d’intenti per alzare il livello di rivendicazione vera del diritto alla salute. Serve un nuovo ospedale in grado di affrontare nei tempi e nei modi normali di cura tutte le criticità di cura che servono al popolo della piana. Serve una mobilitazione permanente di tutti per accelerare i tempi di appalto e di costruzione della nuova struttura. Serve sanità pubblica eccellente non solo per Gioia Tauro e Polistena ma per tutti i 33 comuni che compongono il territorio. Questa è la sfida che dobbiamo cogliere tutto il resto non sarà altro che giocare a rimpiattino sulle responsabilità, sulla salute dei cittadini, sulle possibilità di sviluppo, sul futuro della Piana di Gioia Tauro. Solo così possiamo tracciare un percorso vero per un obbiettivo alto e di qualità insieme dobbiamo vincere questa prima battagli che traccia le basi per un futuro di vita normale”.