Perché Sabrina Misseri non ammette di aver ucciso Sara Scazzi?

Una intercettazione telefonica incastra il mostro di Avetrana (TA), vale a dire Sabrina Misseri, rea insieme alla dama nera pugliese, Cosima Serrano, dell’efferato omicidio di Sara Scazzi.

Nella ricezione delle telefonate, la prima intorno alle ore 03:50 di notte, tra il 6 ed il 7 ottobre 2010, quando il Misseri si trovava già, in stato di fermo, presso la caserma dei carabinieri, si denotano frasi convulse e smorzate, alla ricerca della verità.

Padre e figlia sanno benissimo che quelle telefonate sono intercettate. “Papà, perché non me lo hai detto prima?”. La voce della ragazza è pacata nonostante suo padre abbia confessato di essere uno spietato assassino. Ma papà Michele risponde semplicemente con un addio. “Non mi aspettare più”. Sabrina: “Si, va bene no… papà, io ti voglio parlare però poi…”. Michele: “Chissà quando”. Ma la figlia lo pressa: “No ma chissà quando…vedi che puoi decidere quando vuoi tu per parlare con noi”. A quel punto, l’ingenuo Misseri risponde: “Si però se il telefono lo lasciano a me”.

Sabrina poi ripone la stessa domanda al padre: “Però, papà, perché lo hai fatto? Io non me lo so spiegare proprio… tu non hai mai fatto niente di male… perché in quel momento… cosa ti è venuto?”.  Ma Michele vuole chiudere: “Non lo so, poi parliamo, ciao”, ribadisce in tutta fretta il contadino di Avetrana.

Sabrina ha sempre asserito diverse versioni sul gesto compiuto da suo padre. Durante le telefonate fatte e ricevute, parlando con parenti e amici la ragazza sosteneva sempre la tesi del complotto “mio padre non può esser stato, qualcuno lo sta incastrando”, poi davanti alle telecamere nei giorni successivi all’arresto del Misseri, sosteneva che suo padre “era un mostro che non l’avrebbe mai perdonato e che se ha sbagliato doveva pagare”.

Dagli atti dell’inchiesta trapela un’altra intercettazione di una conversazione intercorsa l’8 novembre 2010, tra Michele Misseri e una nipote, nella quale in dialetto, Michele confesserebbe di aver soppresso il cadavere di Sara Scazzi ma di non averla uccisa. Lui si sarebbe addossato la colpa per coprire la figlia Sabrina.

Questa intercettazione è stata depositata durante l’udienza preliminare, nella sua versione integrale. Nel colloquio con la nipote, il Misseri avrebbe aggiunto che il 26 agosto 2010, il giorno del delitto, avrebbe voluto chiamare i Carabinieri, ma insieme agli altri familiari decisero di fare i furbi che solitamente finiscono “fiacchi”, che in dialetto locale significherebbe “fanno una brutta fine”.

Intanto la Cassazione ha depositato le motivazioni riguardanti il rigetto della richiesta degli avvocati di Sabrina di spostare il processo da Taranto per incompatibilità ambientale. “la celebrazione di processi virtuali” (la cassazione si riferisce alla tv e alla stampa) “paralleli a quelli naturali, l’eccezionale rilevanza mediatica attribuita alla vicenda di Sara Scazzi, non può avere un’incidenza causale sul sereno e obiettivo esercizio della funzione giudiziaria”.

Viene confermata la detenzione in carcere delle due donne, Sabrina Misseri e Cosima Serrano. Respinte le richieste dei difensori di entrambe.