L’Abruzzo in soccorso del Porto di Gioia Tauro

L’ancora di salvezza del porto di Gioia Tauro potrebbe venire da Chieti. L’Abruzzo, infatti, intende costruire, tra lo scalo calabrese e l’Interporto d’Abruzzo di Manoppello, un sistema integrato per la logistica. Lo sostiene il presidente di Confindustria Chieti Paolo Primavera in una relazione inviata al governatore Gianni Chiodi.

Nella relazione si sottolineano in particolare le possibilità offerte dalla riforma federale dello Stato che permette alle Regioni la compartecipazione agli oneri erariali e quindi anche al regime Iva. Per la regione l’opportunità è rappresentata, dice Confindustria, dalla creazione di un “corridoio doganale” tra Gioia Tauro e Manoppello. In termini operativi si tratta di un link ferroviario utilizzato per trasportare le merci, sistemate nei container nello stato estero di partenza, che verranno sdoganate solo una volta raggiunto l’interporto.

Quali i vantaggi? Un container, calcola Confindustria, ha un valore medio di 20 mila euro. Alle regioni che lo nazionalizzano, cioè che lo sdoganano sul proprio territorio, vanno 800 euro in oneri erariali.

Il guadagno potenziale stimato è di 29 milioni di euro considerando un traffico di circa 36 mila container l’anno. Ma si tratta, dice Primavera “di un calcolo sottostimato”.

Per raggiungere l’obiettivo Confindustria Chieti propone un’azione di marketing territoriale per rafforzare i rapporti di collaborazione con la Regione Calabria; la presentazione di un piano di azione per eliminare alcuni colli di bottiglia nel sistema di collegamento stradale e per costruire la bretella che colleghi la rete ferroviaria nazionale all’interporto; infine istituire la dogana all’interno dell’interporto, che è uno dei requisiti della legge di riforma del sistema interportuale.

Ma perché Confindustria guarda alla Calabria piuttosto che ai porti abruzzesi o a quelli adriatici?

È vero che in Abruzzo ci sono ben due porti, Vasto e Ortona, che per anni si sono contesi il ruolo di scalo marittimo regionale, dice Confindustria, ma è anche vero che “difficilmente potranno essere, nel breve-medio periodo, funzionali ai traffici marittimi di container”.

In questo contesto, sottolinea Confindustria “i flussi delle merci containerizzate hanno bypassato la nostra regione”. E non solo l’Abruzzo, se è vero che gli scali del quadrante centro adriatico (da Ravenna a Brindisi) intercettano poco più del 5% dei container movimentati in Italia. Di conseguenza “una minima parte delle merci container, in arrivo o in partenza dalla nostra regione, viene terminalizzata presso i porti di Ancona e/o Bari, mentre la maggior parte ci raggiunge dagli scali tirrenici di Salerno, Napoli, Livorno e da quelli Liguri, sui quali c’è maggiore concentrazione quantitativa e quindi maggiori sinergie di scala”. E’ per questo, conclude Confindustria, che l’Interporto d’Abruzzo “guarda con maggiore interesse alle prospettive di un claster mare-terra con i grandi porti del meridione”, in particolare Gioia Tauro.