Malati incatenati al cimitero di Tropea

E’ la singolare protesta dei degenti del reparto di oncologia della cittadina turistica vibonese. Si tratta dell’ennesima azione per tentare di salvare il grande malato della Calabria: la sanità. Un malato affetto da conti in rosso, sprechi e tagli conseguenti che danneggiano il cittadino bisognoso di cure.

L’ospedale di Tropea dispone ad oggi di dieci posti letto per il reparto di ortopedia, altrettanti per chirurgia, venti per medicina generale, zero posti letto per il reparto di oncologia. Un totale di quaranta posti letto previsti in tutto nel presidio ospedaliero di Tropea, con la chiusura del reparto di oncologia e il trasferimento di endoscopia allo “Iazzolino” di Vibo Valentia.

Proprio la divisione di oncologia, quella che realisticamente costituiva il fiore all’occhiello, non è più contemplata nel piano di rientro. Questo è il quadro, mortificante e scoraggiante, che si presenterà a breve nel nosocomio tropeano, o di quello che ne resta.

Con il decreto regionale numero 106 del 20 ottobre 2011, in attuazione del piano di rientro sanitario, infatti, è stato validato il piano di riordino per le aziende sanitarie provinciali. Dopo la chiusura della sala operatoria e i tagli al personale, la notizia della chiusura del reparto di oncologia sembra l’ultimo capitolo di una storia che non si prospetta certo con un lieto fine.

Gli stessi pazienti del reparto si sono detti disposti a manifestare contro la chiusura di oncologia incatenandosi, se necessario, ai cancelli del cimitero cittadino di Tropea. Un segnale forte che si legge chiaramente come un “così ci condannate a morte”. Così gridano i pazienti che saranno costretti a ricevere le cure di cui necessitano in altri centri fuori dalla provincia. L’unico spiraglio sembra essere quello di trasformare il reparto a mero ambulatorio.