Il Conservatorio di Santa Cecilia teme la musica di Roberto Fabbri

Nel recente concorso a cattedre per l’insegnamento della chitarra nei corsi del Conservatorio Santa Cecilia di Roma, la commissione ha eliminato senza possibilità di appello Roberto Fabbri.

Il programma eseguito dal compositore e chitarrista romano,  che si era proposto come docente, comprendeva oltre ad autori classici, proprie composizioni (tratte dai suoi album di inediti “Beyond” e “No Words”, pubblicati l’anno scorso e quest’anno) e composizioni di Brouwer e Dyens (unanimemente considerati fra i più innovativi compositori chitarristi dei nostri tempi), ma non è stato ritenuto dalla commissione idoneo perché inficiato da brani non appartenenti alla tradizione.

Roberto Fabbri (che il 7 gennaio suonerà all’Auditorium Parco della Musica di Roma nell’ambito del suo tour invernale), in conseguenza di queste sue eterogenee scelte artistiche, non è stato quindi considerato idoneo all’insegnamento dei giovani chitarristi del conservatorio romano. Tutto ciò dimenticando che Fabbri, oltre ad aver studiato presso lo stesso Conservatorio nella classe del M° Carlo Carfagna conseguendo il Diploma Accademico Concertistico di II Livello con 110 e lode, tiene concerti in tutto il mondo, ha al suo attivo oltre quaranta pubblicazioni didattiche tradotte in ben cinque lingue rivolte proprio ai giovani,  i suoi metodi sono accettati dalle principali Istituzioni Musicali  Europee e che da anni insegna in altri Istituti di Alta Formazione Artistica Musicale.

Ma la vera fonte di dispiacere, però, Fabbri l’ha avuta nel constatare come altri chitarristi, che avevano proposto programmi altrettanto eclettici, sono stati prontamente fermati dalla commissione. Non solo giovani appena diplomati, ma anche concertisti noti e pluripremiati in concorsi internazionali, come il trevigiano Andrea Vettoretti che ha avuto l’ardire di inserire nel suo programma di esame proprio una composizione dello stesso Fabbri, insieme ad altre dell’americano Andrew York (vincitore di numerosi Grammy) nonché quelle del tradizionale repertorio classico. A Vettoretti la commissione, alla fine della prova, si è rivolta dicendogli di aver ascoltato un programma di “intrattenimento”. Ma fare il Concertista significa intrattenere il pubblico o prenderne le distanze?

“La docenza chitarristica del Conservatorio di Santa Cecilia, in questo caso rappresentata dai membri della commissione Tallini, Camilletti, Damiani e Balestra (commissario esterno) si conferma così – afferma Fabbri – come un’istituzione oggi chiusa alle nuove istanze proprio nei confronti dei suoi studenti più giovani, che dovrebbero invece ricevere una preparazione che unisca il repertorio tradizionale a quello nuovo in tutte le sue forme, senza barriere ideologiche. Il Conservatorio dovrebbe fornire,  conclude Fabbri, ai nuovi allievi gli strumenti artistici che consentano loro di inserirsi, a studi compiuti, consapevolmente nell’ambito musicale dei nostri tempi. Negare ciò evidenzia il tentativo di fermare un progresso ed un rinnovamento che la musica classica oggi sta vivendo”.