Lega Nord a pezzi il partito di Bossi in rivolta

Flavio Tosi, sindaco di Verona, va giù pesante e diretto: “L’alleanza Lega e PdL non l’ho mai messa in discussione, quella del Premier si, perché non ho un ruolo nel Parlamento e le mie battaglie sono utili a quelli che stanno a Roma. Non posso dire i nomi ma molti dirigenti della Lega la pensano come me. Molti deputati in certe votazioni hanno avuto il voltastomaco. Se ci fosse un cambio della leadership e ci fosse la possibilità con questa maggioranza di andare avanti fino alla scadenza naturale della legislatura facendo tutte le riforme, penso che avremmo più chance di arrivare e di poter vincere anche alle prossime elezioni”. E’ l’ala dura e “pura” del partito che molla il Senatur e prepara la successione a Bossi, quella parte della Lega che non appartiene al cosiddetto cerchio magico e che lavora al dopo Berlusconi. C’è una Lega Nord che tratta con Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini. E’ il Nord Est che fa pressione perché se salta l’Italia salta pure questa parte del Paese che tira la carretta per tutti. E’ cinico e forse impopolare il correntone di Tosi ma è molto essanziale: l’Italia ha bisogno di superare il crepuscolo degli Dei. Ha bisogno di guardare oltre il berlusconismo, ha necessità di riorganizzare per l’ennesima volta un sistema partitico che ha fallito. E questa riorganizzazione non può innegabilmente essere rappresentata dalle sinistre che vanno in piazza a cercare la strage. Non può avere il volto dei vari Grillo, Vendola o Di Pietro. E neanche di politici come Casini che vanno a braccetto sia a destra che a sinistra. C’è necessità di uomini nuovi. C’è bisogno di una nuova stagione della responsabilità collettiva, del ritorno al popolarismo, alla Patria. C’è bisogno dell’Italia vera. Quella che ogni giorno al mattino presto prende il tram per andare a lavoro. Quella che monta su un trattore o si arrampica su un’impalcatura. Di un Paese reale che produce e non del Paese della bassa finanza.