Il partito democratico si spacca tra cattolici e comunisti

Il centrosinistra continua a fare il centrosinistra litigioso e non in grado di governare il Paese. Emblematico il rapporto tra il Pd e l’Udc di Casini. I cattolici del partito guardano con interesse ad un asse al centro con il Terzo Polo o meglio con l’Udc allargata ad ApI e ad un Fini fagogitato e che non ha altra scelta che accontentarsi di un’alleanza con i suoi nemici storici. Ma dentro il Pd ci sono i cattolici comunisti che voglio un’alleanza con Nichi Vendola e Tonino Di Pietro. A farsene portavoce Arturo Parisi che con i due, ha raccolto un milione e 200 mila firme in poche settimane per il referendum anti Porcellum. Ed ora i tre chiedono “subito le primarie”. Subito, ovvero entro l’anno. E che siano di coalizione, aperte e competitive, senza veti nei confronti di Renzi o di Vendola. Non c’è tempo da perdere se non si vuole arrivare impreparati al voto che si avvicina. Una sfida a Bersani e agli altri leader democratici. Un modo per fare subito chiarezza rispetto a programmi, alleanze e leadership. Il corteggiato Casini attacca il premier: “Non ha alternative che andare ad elezioni”.

Insomma il partito democratico, nato per aggregare il centro con la sinistra, per mettere in campo una forza progressista e cattolica sul modello delle forze presenti in Europa e negli Stati Uniti, nato per “correre da solo” non c’è più. E tutto a favore dei seguaci di Berlusconi e della Lega Nord, che sono coscienti che in caso di elezioni o le opposizioni su coalizzano dall’Udc a Sel passando per il Pd, oppure si vota con questo sistema elettorale e Pdl e soci tornano al governo più forti di prima.

Il partito democratico riuscirà a fare una scelta di maturità, a diventare alternativa credibile? E l’Udc uscirà dalla sua ambiguità? Alleato di destra e di sinistra, con e contro i berluscones? All’Italia serve chiarezza e stabilità per uscire dalla crisi a testa alta e non con le ossa rotte.