Diego Tajani attende da Cutro il giusto tributo

Il Consiglio comunale di Cutro nella seduta del 22 aprile del 1987 aveva, pomposamente, approvato la proposta di erigere in paese un monumento dedicato a Diego Tajani, illustre figlio di questa terra e per molti anni dimenticato da amministratori ed intellettuali. Per la cronaca, è doveroso precisare che soltanto lo scrivente assieme ad altri giovani studenti, prima di altre iniziative, aveva fondato l’Associazione Culturale “Diego Tajani”, e precisamente nel 1971, che si tenne in vita per poco tempo,vinta dall’ostruzionismo di giovani dell’estrema sinistra di allora che oggi ricoprono importanti cariche istituzionali. Detta proposta era stata poi approvata dalla Giunta del 15 luglio dello stesso anno con delibera sul relativo impegno di spesa.

L’allora assessore alla P. I. aveva anche annunciato alla stampa di aver dato incarico al famoso scultore Reginaldo D’Agostino di Tropea per una scultura in bronzo da posizionare poi in un angolo del centro storico di Cutro che sarebbe stato localizzato col conforto delle forze politiche, sociali e dei cittadini. Ci avviciniamo ormai al quarto di secolo da quella storica decisione e Cutro ancora aspetta di ammirare il monumento bronzeo a Tafani a 90 anni dalla sua morte. Ma perché una scultura a perpetua memoria di questo illustre cutrese? Chi era? Se ne traccia qui una pur breve biografia.

Diego Tajani è nato a Cutro l’8 giugno del 1827 nell’omonima via e precisamente nell’odierna e restaurata casa dei fratelli Sulla, ex palazzo Guarany. Fra i suoi antenati figura un Tajanus di Vietri sul Mare architetto nella fabbrica del Duomo di Salerno dal 1076 al 1080 come si ricava da uno scritto di Carlo Guarany. Il nostro Diego era figlio di Giuseppe, capitano della repubblica napoleonica, coraggioso combattente e divenuto generale e capo di stato maggiore ed insignito della Legion d’Onore.

Dopo il ritorno dei Borboni a Napoli nel 1821, Giuseppe Tajani assunse l’incarico di ingegnere nel Crotonese e quindi a Cutro ospite di Giuseppe Guarany, compagno d’esilio dopo la caduta della repubblica partenopea. Qui sposò Caterina Cattizzi, cognata del Guarany, dalla quale è nato, appunto, Diego. Nella città del Crocifisso, il giovane Tajani compì i primi studi e quindi a Vietri sul Mare per proseguire quelli superiori e universitari. La cittadina salernitana ne rivendicò per tanti anni i natali e per risolvere la delicata e singolare controversia intervenne, addirittura, l’autorevole Giornale d’Italia. Giovane intraprendente si laureò prima in Giurisprudenza il 7 maggio 1850 ad appena 23 anni di età e poi studiò Lettere e Filosofia, Chirurgia e Anatomia Pratica.

Per avviare la sua folgorante attività forense, non ancora trentenne, volle cimentarsi in un processo di carattere politico e patriottico assumendo la difesa del corregionale Giovanni Nicotera di Sambiase, oggi Lamezia, e dei suoi sfortunati compagni reduci dalla spedizione di Sapri. Come compenso, che tanto lo commosse, ne ebbe una lettera che chiudeva con la tenerezza di un bacio scaturito dal profondo del cuore. Altri tempi, eh!?

La conseguenza di questo iniziale e coraggioso patrocinio, ricacciato dai Borboni, lo porterà a rifugiarsi nel libero Piemonte. Nel 1859 abbandonò l’attività forense per arruolarsi nell’11^ Fanteria e appena dopo liberate le terre meridionali, fu chiamato da Cavour ad organizzare i tribunali. Nel 1861, assieme a Silvio Spaventa, si trovò a Napoli per contrastare la camorra e sciogliere il Corpo delle guardie di pubblica sicurezza reclutate fra i camorristi.

Nel 1886 è stato Procuratore Generale a Catanzaro e nel 1871, con lo stesso incarico, a Palermo per fronteggiare il questore Albanese protettore della mafia. Nel capoluogo siculo il Tajani  prende posizione contro il malcostume ed incrimina il citato questore per concorso in vari omicidi ed altre imputazioni emettendogli anche l’ordine di arresto. Ma -allora come oggi- l’attacco alla mafia siciliana sferrato  dal Procuratore cutrese, fa discutere molto in sede governativa e parlamentare per il timore di una caduta di prestigio della pubblica autorità: il questore Albanese assolto per insufficienza di prove. Ma, cosa inusitata ai nostri giorni, il Tajani, a fronte di tanta ipocrisia, strappò la toga rifiutando anche la nomina a Consigliere di Cassazione di Napoli, chiudendo così la sua brillante carriera forense e giudiziaria.

Ma non si arrestò di certo la sua rabbia. Deputato al Collegio di Amalfi, in Parlamento denunciò, documentatissimo, le cospirazioni, gli arresti di innocenti operati per preservare i veri colpevoli di reati consumati dalla mafia con la convivenza delle autorità locali. Durante il Gabinetto Depretis, già da vent’anni vicepresidente della Camera, ricoprì il ruolo di ministro guardasigilli.

Fu durante questo Ministero che Giuseppe Garibaldi gli chiese l’appoggio per l’annullamento del matrimonio con la marchesa Giuseppina Raimondi, ottenendone da questa il consenso e l’Eroe dei due mondi gli espresse la riconoscenza in una lettera che recita: “Immensa gratitudine per quanto faceste per me in una causa che amareggiava la mia esistenza e che grazie ai generosi amici come Voi, ho potuto vincere. Vostro per la vita G. Garibaldi.”

Ancora nel 1878 difese Francesco Crispi accusato di bigamia. Nello stesso periodo chiese grazia al re Umberto per Giovanni Passannante che aveva attentato alla vita del sovrano.

Il nostro Diego Tajani morì a Roma il 2 febbraio 1921, quasi dimenticato.

Un monumento nella piazza del paese che gli diede i natali sarebbe il minimo per ricordare un illustre figlio. Non è mai troppo tardi!