Gioia Tauro, la De Masi sta per chiudere altri 250 disoccupati
Doris Lo Moro, deputato del Pd, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno per sollecitare interventi mirati a evitare la chiusura delle aziende del gruppo De Masi che operano nella piana di Gioia Tauro e che occupano 250 persone. “Nel 2003, con un’accorata lettera-denuncia il fondatore del gruppo di imprese (Calfin spa e De Masi Costruzioni) Giuseppe De Masi- afferma Lo Moro – si rivolse all’autorità giudiziaria per denunciare una serie di fatti e comportamenti messi in atto da funzionari bancari. Le successive indagini della procura di Palmi portarono ad evidenziare come sui rapporti bancari oggetto di analisi fossero stati praticati tassi spropositati, oltre il limite fidato dalla legge antiusura n. 108 del 1996. Ebbe così inizio un procedimento penale per usura, il primo in Italia nel quale sono state messe alla luce le storture e le malefatte del sistema bancario e del modo di operare delle banche al Sud, processo che è passato da due sentenze di primo (sentenza tribunale di Palmi n. 1732 dell’8 novembre 2007) e secondo grado che hanno sempre confermato la sussistenza del reato e che si trova attualmente in attesa di pronuncia della Suprema Corte”. “A seguito delle denunce effettuate, e con il riconoscimento dello status di vittime di usura – prosegue Lo Moro – le aziende De Masi hanno avanzavato istanze di accesso ai benefici del fondo di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura rispettivamente in data 20 marzo 2006 ed in data 6 aprile 2006, successivamente rinnovate con istanze del 12 dicembre 2006. Con una nota del 23 febbraio 2011 le aziende scrivevano direttamente al commissario ed al Ministro dell’interno per segnalare lo stato di profondo disagio causato dall’enorme lasso di tempo passato dalla presentazione delle istanze e per ribadire il diritto all’ottenimento del mutuo. Ma anche tale comunicazione ad oggi è rimasta senza risposta, come anche gli atti di diffida legale più volte notificati. L’amministrazione, infatti, pur se soccombente nei giudizi e ripetutamente diffidata, è rimasta sinora inadempiente e ciò sta provocando ingenti danni, sia di natura personale che economica. Il perdurare di tale situazione che appare all’interrogante di ingiustificata ed illegittima inerzia provoca delle conseguenze gravi ed irreparabili e l’impossibilità per le aziende del gruppo De Masi di poter svolgere attività imprenditoriali”. Nell’interrogazione il deputato del Pd chiede di sapere “se il Ministro sia a conoscenza della vicenda; se e come si ritenga di garantire il diritto delle aziende del gruppo De Masi a vedere definite le richieste di accesso ai benefici del fondo di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura; se e come si intenda evitare che i ritardi del commissario straordinario del Governo e del comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura aggravino le difficoltà finanziarie delle aziende De Masi, provocandone la chiusura, con conseguente licenziamento di circa 250 persone”.