Chieti, Fli boccia il referendum sul parco teatino

L’idea del referendum popolare sull’istituendo parco della costa teatina avanzata nei giorni scorsi per Alessandro Carbone, coordinatore provinciale FLI Chieti, sarebbe solo “un modo come un altro per cercare di affossarlo. Meglio farebbero i suoi sostenitori a dire con chiarezza qual è il loro obiettivo”, sostiene Carbone, secondo cui “il partito trasversale contrario allo sviluppo eco-compatibile, a mano a mano che passano i giorni, comincia a venire allo scoperto, manifestando le sue reali intenzioni: affossare l’area protetta, contrapporla in modo strumentale ad alcune infrastrutture, come la pista ciclo-pedonale che prenderà il posto dell’ex tracciato ferroviario, destinata invece a rappresentare il “valore aggiunto” del Parco” senza dimenticare gli incentivi che riceverebbero i comuni appartenenti al progetto. “Se si fosse dovuto ricorrere nel passato allo strumento del referendum popolare, per decidere la creazione o meno di aree protette – rincara Carbone – non avremmo probabilmente visto la nascita di quelle realtà, penso all’Abruzzo dei parchi, che invece si sono rivelate le poche, se non le uniche carte vincenti per l’immagine turistica regionale. Gli argomenti demagogici del partito unico anti-Parco possono trovare facile breccia in alcuni ambienti fortemente esasperati dalla crisi, salvo poi pentirsi dieci anni dopo”. Secondo Carbone, a questo punto, è però “doveroso che alcune istituzioni locali, come la Provincia – che pure è stata in diverse fasi protagonista del progetto, e che si è pronunciata in una conferenza stampa in questi giorni alla quale il presidente  non si dichiara contrario al parco ma si esprime sulla volontà di  una perimetrazione più piccola rispetto a quella della costituente vogliamo il parco, mentre la sua maggioranza a voce dei capigruppo va in direzione contraria. Il balletto di questi giorni –deve finire, e proprio l’ente guidato da Enrico Di Giuseppantonio può contribuire a fare chiarezza e a creare quel clima di collaborazione tra gli interessi di istituzioni locali, popolazioni, associazioni d’impresa e ambientalisti, che invece altri – Regione in testa – si propongono dichiaratamente di dividere e contrapporre. E’ evidente che alla base del sentimento di contrarietà che si è diffuso nel territorio vi sia una scientifica campagna di disinformazione. Quella del Parco della Costa Teatina è un’occasione da non perdere per rilanciare e garantire una prospettiva di benessere e sviluppo sostenibile della provincia di Chieti e della regione. Senza Parco difficilmente la Costa Teatina riuscirà a resistere all’aggressione del cemento e del petrolio. “Come mai si pensa al referendum solo adesso, a 18 giorni dalla scadenza?», «Come mai si propone una “soluzione” che non ha alcun valore formale, trattandosi di una competenza dello Stato come già ripetuto dalla Corte Costituzionale quando bocciò il ricorso della giunta regionale di centrodestra nel 2002?” Una “soluzione” che – a parte i tempi – è impossibile perché non si può chiedere un parere su una legge dello Stato. Questo referendum quindi non si farà, e questo ci dispiace perché siamo sicuri che avrebbe dimostrato che esiste una maggioranza favorevole al Parco, chiarendo così le idee a molti. “Confindustria – continua Carbone – propone il referendum perché sembra preoccupata del perimetro del Parco. Non sa che su questo il Ministero ha chiesto da anni il parere ai Comuni, e non sono i cittadini a dover fare queste valutazioni tecniche. Se non lo avranno fatto il 30 settembre lo farà il Ministero, a che servirebbe il referendum?”. Il parco non nasce per creare problemi all’agricoltura o alle attività produttive. So che è complicato fare la perimetrazione, aggiunge Carbone ma se si opera con rigore ascoltando anche il dissenso, si può fare un lavoro serio e completare quel disegno di Abruzzo come regione verde d’Europa. Che è un progetto in cui bisogna credere perché è un atto di generosità verso le future generazioni.