Aumento dell’Iva, schizza subito il costo del carburante
E’ scattato oggi l’aumento dell’Iva dal 20 al 21%. Gli effetti sui consumi già depressi saranno “devastanti”. Rincari per bollette elettriche e detersivi, giocattoli e tv ma anche auto, moto, abbigliamento, scarpe, caffè, vino, cioccolata, pacchetti vacanza e una serie di servizi. E insieme con la preoccupazione dei consumatori comincia la battaglia d’autunno del commercio. Per la famiglia italiana (per effetto dell’aumento dell’Iva previsto dalla manovra) altre 92 euro l’anno. Il gettito complessivo atteso con l’aumento dell’aliquota Iva dal 20 al 21% sarà di 700 milioni per quest’anno e di oltre 4,2 miliardi di euro a partire dal 2012. Nel dettaglio: dei 92 euro di maggiore spesa, 32 andranno in carico al costo per i trasporti (aumento carburanti, acquisto mezzi di trasporto, ticket per bus/treni e voli aerei); 18 euro per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici e per abbigliamento e calzature; 12 euro saranno spesi in più per altri beni e servizi (effetti personali, servizi ai minori e agli anziani, assicurazioni, cura della persona); 6 euro per la spesa per le comunicazioni (servizi postali, apparecchi telefonici, servizi di telefonia); 5 euro per i giochi, la cultura e il tempo libero (articoli sportivi, cinema, teatro, pacchetti vacanze). Con mossa tempestiva Zara, ha anticipato concorrenti e non e ha fatto sapere già alcuni giorni fa che in Italia non aumenterà i listini e che “assorbirà” interamente l’aumento dell’Iva deciso dal governo. L’esempio del gruppo spagnolo dell’abbigliamento non è rimasto isolato. A scendere in campo anche la grande distribuzione: Esselunga non intende modificare “la propria politica commerciale volta al contenimento dei prezzi” e come ha già fatto per gli ultimi incrementi di materie prime ed energia, a cui “ha risposto ritardandone e limitandone l’applicazione al fine di salvaguardare il potere d’acquisto dei clienti” non riverserà su di loro neppure questo aumento dell’Iva. Crai ha deciso di bloccare sino a fine anno i prezzi di tutti i suoi prodotti a marchio, negli oltre 2 mila punti vendita del gruppo. Carrefour e Ikea stanno valutando anche se il leader del low cost nell’arredamento assicura che in questo fine settimana non ci sarà alcun rincaro. Anche grandi gruppi come Stefanel e Benetton hanno deciso di non toccare i listini, più preoccupati per l’effetto che la decisione presa dal governo avrà sui consumi, che non per l’aumento dell’aliquota in sé.