Palmi, l’Elektra incanta ancora la Magna Grecia

Grandi emozioni regalate dal Magna Graecia Teatro Festival, evento sotto la direzione artistica di Giorgio Albertazzi, con l’Elektra. La tragedia si apre con un video che si staglia sul paesaggio mozzafiato di Palmi. È il prologo: l’arrivo di Oreste, Americo Melchionda, con il suo Precettore, Giuseppe Luciani. La scelta di dipanare la trama fra teatro e video inchioda lo spettatore e la regia mostra fin da subito una profonda maturità, rendendosi efficace tanto nelle immagini reali che in quelle fittizie. Ed Eccola Elektra, una bravissima Maria Milasi, presentata anch’essa in video e poi sola, sul palco. Maria Milasi riesce ad agire sul personaggio cogliendone ogni sfaccettatura: la solitudine, la pazzia, il suo rapporto ambiguo con la sorella Crisotemide, una perfetta Kristina Mravcova. Ed è nella connessione fisica e intellettuale delle due sorelle che la tragedia prende vita. È una discesa negli inferi della psicologia umana. Elektra e Cristomide vivono il lutto in maniera differente. Elektra ha in seno odio, quell’odio che Maria Milasi ci dona sformando la sua interpretazione minuto dopo minuto, mutandosi nel cadavere di se stessa. Crisotemide al seno vorrebbe invece avere un bambino, superare l’odio e dimenticare, e Kristina Mravcova è brava a rappresentare l’altra parte del risentimento, facendo da contraltare ai sentimenti di Elettra. Improvvisamente ancora il video che ci porta nelle stanze del castello, dove Elektra conduce un enigmatico dialogo con la madre Clitennestra, una incantevole Donatella Venuti. Le immagini sottolineano i movimenti, i particolari del volto, rendendo unico uno dei passaggi più belli della scritto di Von Hofmannsthal. La madre e la figlia, così uguali e così distanti. “Non sono madre e non ho madre”, dirà poco prima del matricidio Elettra. Al ritorno di Oreste la vendetta si compie, la madre e il patrigno Egisto, Maurizio Spicuzza, vengono uccisi. Ed Elektra balla la sua danza di morte,  balla fino allo sfinimento, fino a morire fra le braccia di Crisotemide.