Tripoli, si combatte nella capitale libica Gheddafi resiste

In un intervento alla tv di Stato il portavoce del governo libico di Muammar Gheddafi, Mussa Ibrahim, ha spiegato che “alcune persone armate si sono intrufolate a Tripoli” ma li sono stati affrontati e “Tripoli è salva”. Così ha spiegato le numerose esplosioni e il crepitare delle mitragliatrici avvertite nella capitale. Per l’ennesima volta in questa strana guerra i ribelli libici avevano annunciato in mattinata di aver conquistato l’importante snodo petrolifero di Brega. Ma poi hanno dovuto ammettere di aver di nuovo abbandonato la zona industriale della città in seguito al contrattacco delle truppe fedeli a Gheddafi. Fonti dell’amministrazione statunitense avevano avvertito: “Gheddafi continuerà a combattere”. Insomma, nessuna resa (al momento) per il colonnello che pare stia impiegando tutte le sue risorse per rispondere. “Fino a 10 mila uomini”, aggiungono fonti locali. Perché “non ha nessuna intenzione di andarsene”. Notizie non confermate parlano di più fronti aperti vicini a Tripoli. La radio Lybia Hurra (Libia libera) da Misurata continua a trasmettere messaggi di speranza, tra cui la conquista dell’aeroporto. I ribelli hanno però preso Zawiyah, a una cinquantina di chilometri dalla capitale. Città strategica per i suoi giacimenti di petrolio e unico punto di rifornimento energetico per le milizie rimaste fedeli al rais, sembra quindi ormai prossima l’avanzata sulla capitale. Intanto non si fermano i bombardamenti Nato sulle città. Il presidente del Consiglio nazionale transitorio libico (Cnt), Mustafa Abdel Jalil è fiducioso. E afferma che la fine di Gheddafi “è vicina”, confermando “contatti con la prima cerchia” del rais. “Se Gheddafi vuole lasciare il potere, vogliamo che lo annunci lui stesso. Ma pensiamo che non lo farà. Mi aspetto una fine catastrofica per lui e per i suoi. E mi aspetto anche che creerà una situazione (di anarchia) a Tripoli. Spero di sbagliarmi”. Le forze di Gheddafi hanno iniziato a creare barriere e posti di blocco nelle strade della capitale, oltre a posizionare uomini sui tetti. Intanto anche l’ex numero due del regime, Abdel Salam Jallud ha voltato le spalle a Gheddafi. E, secondo fonti governative, è partito per Italia con un volo da Djerba. Ma il nostro Paese potrebbe essere solo una tappa.