Roma Capitale, allarme si diffonde la tubercolosi infermiera contagia bimba di 5 mesi

Una bambina di 5 mesi affetta da tubercolosi è ricoverata all’ospedale Bambino Gesù di Roma: potrebbe essere il primo caso di contagio dopo che nella capitale la malattia è stata riscontrata a un’infermiera del reparto di neonatologia del Policlinico Gemelli, proprio dove la piccola è nata il 22 marzo scorso. La bambina è ricoverata al Bambino Gesù da circa un mese e ora “sta bene”. L’infermiera del policlinico, a cui è stata riscontrata la Tbc è stata sospesa dall’incarico ed è sottoposta alle cure nella sua abitazione. Tra i medici, infermieri e personale del Policlinico “al momento non risulta alcun contagio”, ha assicurato l’ospedale romano dopo aver sottoposto “tutti i contatti professionali dell’infermiera affetta da tb a controlli previsti dai protocolli internazionali”. Circa mille bambini che potrebbero essere entrati in contatto con la donna, nati quindi tra i primi di marzo e la metà di luglio, verranno richiamati per essere sottoposti a test diagnostici. Oggi tocca ai primi 25 bambini della lista. È stata per questo costituita una task force multidisciplinare presso il Gemelli composta da neonatologi, infettivologi pediatri e microbiologi-virologi con il coordinamento della direzione sanitaria del Policlinico universitario. Infatti dopo la scoperta dell’infermiera sono scattati i controlli come prevedono i protocolli di prevenzione e “i neonati potenzialmente esposti alla fonte di contagio seguiranno uno schema di controlli e profilassi, modulato in funzione del periodo di esposizione, predisposto dai pediatri del Gemelli e condiviso con gli esperti dell’Asl RM E e dell’Asp – Lazio”. Costantino Romagnoli, il direttore del reparto di neonatologia del policlinico Gemelli, non si è però sbilanciato su un’eventuale percentuale di contagio: “E’ ancora il primo giorno – spiega – è difficile fare delle valutazioni. I bimbi che sono stati già controllati, comunque, erano tutti in ottime condizioni di salute. Tra 48, massimo 72 ore, ci saranno i primi risultati”. Oltre mille i bambini da controllare. “Il nostro intento, ora – prosegue Romagnoli – è cercare di identificare soggetti che eventualmente abbiano la malattia in fase latente, ovvero i casi in cui c’è stato il contagio ma la malattia non si è sviluppata. Insomma cerchiamo, in questo modo, di fare prevenzione”. In caso di contagio la terapia “va seguita per un paio di mesi – ha spiegato l’esperto – Le complicanze sono sempre possibili – avverte – soprattutto in bambini particolarmente compromessi”.