Chiesto un riscatto si teme per la vita di Francesco Azzarà

Si sono fatti vivi con il governatore Abdulahmid Musa Kasha chiedendo un riscatto. La conferma arriva direttamente dall’ufficio del governatore a Nyala. Azzarà è nelle mani di una banda della tribù araba filogovernativa rezegat, quella cui appartengono lo stesso governatore e il suo vice Abdul Karim Mussa. Quest’ultimo ieri aveva fatto sapere che “la vicenda sarà risolta rapidamente”. Lui e il suo capo conoscono bene le gang di miliziani della loro tribù che scorazzano per la regione. Abdulahmid Musa Kasha fu rapito infatti dai suoi stessi uomini. Prima del 2005, cioè prima degli accordi di pace con il Sud Sudan, il suo compito era di reclutare sanguinari miliziani “janjaweed” (i cosiddetti diavoli a cavallo che terrorizzano le popolazioni civili) e di spedirli a combattere contro quelli che allora erano i ribelli del Sudan People’s Liberation Army). A chi accettava, prometteva una grande somma di denaro. Ma quando questi rientrarono a casa non ricevettero nulla e si ribellarono. Kasha arrivò in elicottero per calmare gli animi e trattare una riduzione dei compensi, ma quelli non ne vollero sapere e lo sequestrarono. Ci fu bisogno di un altro elicottero, spedito dal governo di Khartoum, carico di denaro che lui distribuì personalmente, prima di essere rilasciato. Il centro dei Rezegat del Sud Darfur (allevatori di mucche e capre), diversi e spesso in tensione con i rezegat del Nord Darfur (che invece amano i cammelli), è in un polveroso villaggio vicino Nyala, Al Daen. Lì fu tenuto prigioniero il governatore Abdulahmid Musa Kasha. E lì si pensa che sia trattenuto Francesco Azzarà. Ora governatore e vice trattano sulla richiesta di denaro fatta dai rapitori.