Bologna, ridurre del 20% gli stipendi dei vertici dirigenziali

La Giunta regionale dovrebbe adeguarsi alla norma contenuta nell’art. 61 (comma 14) della legge 133/2008, riducendo del 20 % gli stipendi dei Direttori generali, Direttori sanitari e Direttori amministravi delle diciassette tra Ausl ed Aziende Ospedaliere dell’Emilia-Romagna. Lo chiede il consigliere regionale Roberto Corradi (lega nord) in una risoluzione, in cui cita il Dpcm 319/2001, con cui il Governo stabilì il “tetto massimo” del trattamento economico annuo dei Direttori generali delle Ausl e delle Aziende Ospedaliere, fissato in € 154.937,06 (300 milioni di vecchie lire), maggiorato fino al 20 % per i “risultati di gestione”. Nello stesso provvedimento si prevedeva anche che il “tetto massimo” del trattamento economico dei Direttori sanitari e Direttori amministrativi delle Ausl e delle Aziende ospedaliere non avrebbe potuto superare l’80% di quanto stabilito per i Direttori generali (quindi pari ad € 123.949,65), maggiorato di un ulteriore 20 % per i “risultati di gestione”. “Malgrado il provvedimento del Governo facesse riferimento ai ‘tetti massimi’”, – scrive Corradi – “la Regione Emilia-Romanga si affrettò ad adeguare al rialzo il trattamento economico dei Direttori generali, Direttori amministrativi e Direttori sanitari delle Ausl e delle Aziende Ospedaliere dell’Emilia-Romagna”, aumentando “in un colpo solo”, – aggiunge il consigliere, citando la delibera di Giunta 1838/2001, – “del 45 % lo stipendio base dei Direttori generali”.  Ed a riprova di quanto affermato, Corradi enuncia questi dati: “gli stipendi base dei Direttori generali delle Ausl  di Parma, Piacenza, Reggio-Emilia, Modena, Città di Bologna, Ferrara, Rimini e dell’Az. Ospedaliera di Bologna”, sono passati “da € 103.291,38 annui, ad € 149.772,50 (con un aumento di € 46.481,12), incrementabile del 20 % (ulteriori € 29.954,50), per un totale complessivo di € 179.727,00 annui” (pari a € 499,24 al giorno), mentre “gli stipendi base dei Direttori generali delle Ausl di Bologna Sud, Bologna Nord, Imola, Forlì, Cesena, e delle Az. Ospedaliere di Parma, Reggio-Emilia, Modena, Ferrara” sono passati “da € 98.126,81 annui, ad € 145.253,50 (con un aumento di € 47.126,69) incrementabile del 20 % (ulteriori € 29.050,70), per un totale complessivo di € 174.304,20 annui” (pari a € 484,18 al giorno). La stessa delibera, inoltre, avrebbe esteso al massimo gli aumenti anche ai Direttori amministrativi ed ai Direttori sanitari, riconoscendo loro il tetto massimo dell’ 80% dello “stipendio” dei Direttori generali, incrementabile del 20 %, per un totale complessivo di € 143.781,60 annui (circa 12.000 euro al mese). L’esponente della lega fa quindi riferimento all’art. 61 (comma 14) della legge 133/2008, in cui si stabiliva che “a decorrere dalla data di conferimento o di rinnovo degli incarichi, i trattamenti economici complessivi spettanti ai direttori generali, ai direttori sanitari e ai direttori amministrativi……..sono rideterminati con una riduzione del 20 per cento rispetto all’ammontare risultante alla data del 30 giugno 2008”. La stessa legge, tuttavia, riconosceva alle Regioni la possibilità di non operare questa riduzione, ma, afferma Corradi, attraverso l’imposizione ai cittadini di una compartecipazione alla spesa sanitaria (“reintroducendo i ticket che all’epoca erano stati tolti dal Governo”). Una recente ricerca elaborata dall’Anci-Federsanità – rileva infine il consigliere – avrebbe evidenziato che il 65 % delle Regioni (tra cui il Veneto, “con risparmi molto consistenti”) avrebbe applicato la riduzione negli “stipendi” di questi dirigenti, mentre altre, tra cui l’Emilia-Romagna, non avrebbero provveduto ad alcuna diminuzione dei “super-stipendi”, con il risultato, conclude Corradi, che, ad oggi, “ogni Direttore generale, sanitario e amministrativo della sanità emiliano-romagnola (oltre cinquanta persone), costa ai contribuenti dai 26 ai 30 mila euro annui in più di quanto costano gli stessi Direttori in Veneto”.