Gioia Tauro, caro pane Confcommercio offre i suoi consigli

“In diversa circostanza, e sollecitati da più parti, siamo entrati in merito alla legittima querelle relativa al prezzo del pane che, specie nei comuni della Piana di Gioia Tauro, ha registrato un sensibile aumento del prezzo di vendita al pubblico”. Lo scrive in una nota stampa la Confcommercio reggina diretta da Giuseppe Pedà. “Un aumento che, a maggior ragione, si percepisce con sofferenza in un’area dove gli effetti della crisi economica e della disoccupazione si avvertono in maniera più cruda. Ed ai nostri molteplici interlocutori, non ultimi Amministratori di quei Comuni, o alle stesse Associazioni di consumatori, abbiamo dovuto rispondere con la massima onestà intellettuale, come le normative antitrust vigenti nel nostro paese, hanno reso illegittimi i cosiddetti listini che, sino all’entrata in vigore del Decreto Bersani, sortivano un effetto calmiere sul costo al pubblico di determinati prodotti, definiti essenziali, rientranti, peraltro, in quello che veniva chiamato “paniere”, intendendo con questo quella somma di articoli e prodotti, specialmente alimentari, ritenuti essenziali per un nucleo familiare ed incidenti sul reddito procapite e, quindi, sul PIL provinciale. Inoltre, una serie di confronti anche con la Guardia di Finanza od altre istituzioni tributarie, ci inducevano ad una attenta riflessione sulle cosiddette “tabelle dei prezzi consigliati”, in quanto, ad accesso delle Forze dell’Ordine, le eventuali contestazioni sollevate su quelle, davano luogo a degli onerosi contenziosi a carico dell’impresa con esito, peraltro, dubbio nella soggettività interpretativa di chi chiamato a valutare l’eventuale violazione alle leggi antitrust. In sintesi, in quella valutazione soggettiva, anche le “tabelle dei prezzi consigliati”, venivano assimilate a listini “prezzo imposto”. Ai diversi quesiti e sollecitazioni che ci sono pervenuti, abbiamo fornito ed illustrato quanto sopra, ma abbiamo, altresì, insistito sul fatto che ad incidere sull’aumento del prezzo del pane effettuato “spontaneamente” da taluni soggetti, non fossero estranee situazioni di palese abusivismo che si evidenziavano soprattutto nella vendita, nella tipologia di vendita (per esempio: in totale assenza delle più elementari norme igienicosanitarie), quanto, non ultimo o meno importante, nell’abusivismo di produzione che non consente tracciare la provenienza di farine ed additivi, quanto i sistemi utilizzati per ottenere calorie indispensabili alla cottura del prodotto. Facendo ciò non abbiamo mancato sottolineare come mercati paralleli a quelli ufficiali possano far sì che vengano immessi al consumo prodotti realizzati con farine non idonee al consumo umano, quando non addirittura inquinate o provenienti da Paesi (vedi Ucraina) ancora sotto gli effetti del fall-out nucleare. Soggiungevamo, inoltre, come quel genere di produzioni abusive, estranee, quindi, ai controlli igienico-sanitari, potesse dar luogo all’utilizzo di impropri sistemi di riscaldamento, quali quelli della combustione di copertoni o dell’uso di bruciatori a gasolio o kerosene, sensibili ad inquinare il prodotto con sostanze ritenute altamente cancerogene. Oggi vogliamo aggiungere a quanto sopra illustrato, già di per se stesso suscettibile, a nostro avviso, a mettere in atto, da parte di chiunque (Vigile Urbano, Polizia Provinciale, Polizia di Stato, Carabinieri e quant’altro) una forte e costante reazione di contrasto a quei fenomeni, come da più parti ci pervengano segnalazioni che quei prodotti, proprio per i sistemi con i quali vengano immessi all’attenzione dell’improvvido consumatore, risultano essere di “pezzatura” inferiore al peso dichiarato. Sicché al danno si aggiunge la beffa di comprare non solo a prezzo maggiorato ma, inoltre, un prodotto di peso inferiore a quello dichiarato. Se continuiamo a ribadire come la lotta all’abusivismo, sia produttivo quanto di vendita, peraltro spesso esercitata da soggetti contigui ad altri livelli di criminalità, è cosa che non può e non deve sfuggire all’attenzione di chicchessia e che tantomeno necessiti di specifiche e mirate autorizzazioni al controllo poiché, quanti abbiamo citato, nella loro qualità di Agenti di Polizia Giudiziaria, in flagranza di reato, sono tenuti doverosamente all’intervento, al consumatore non possiamo che ribadire come la sua miglior difesa consista nel rivolgersi al proprio panettiere di fiducia, non lasciandosi suggestionare da tipologie di vendita che indirettamente millantano genuinità e tradizione”.