Serra San Bruno, sta meglio Agostino Vallelonga ora si temono ripercussioni

Un agguato in pieno stilo mafioso ai danni di Agostino Vallelonga, 37 anni, originario di Caulonia (RC) ma residente a Mongiana (VV), compiuto lunedì. Vallelonga è fuori pericolo di vita nonostante le ferite al torace e all’addome provocategli da due dei quattro pallettoni sparati contro il furgoncino sul quale si stava dirigendo al lavoro nell’impresa boschiva di proprietà del fratello Bruno. Un tentato omicidio quello di Agostino Vallelonga che si inserirebbe nelle sanguinarie dinamiche innescate oltre trent’anni fa dalla cosiddetta “faida dei boschi”, uno scontro fra cosche senza esclusione di colpi che col bosco, in realtà, non avrebbe nessun legame se non per i luoghi che vengono scelti per tendere gli agguati. Altri grandi interessi, infatti, sarebbero alla base dell’infernale regìa che scandisce ormai gli anni nella fascia di territorio a cavallo tra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. Interessi legati soprattutto agli appalti pubblici per i lotti della Trasversale delle Serre, ma anche alla realizzazione di insediamenti turistici lungo la fascia ionica o alle energie rinnovabili.  Agostino Vallelonga è un operaio boschivo figlio di Giovanni Vallelonga, ucciso nell’aprile dello scorso anno a raffiche di kalashnikov e ritenuto dagli inquirenti figura di primo piano del clan Metastasio di Caldarellas di Stilo a sua volta alleato con i Ruga di Monasterace. L’agguato dell’altra mattina viene seguito dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, oltre che dalla Procura di Vibo Valentia e dal sostituto Michele Sirgiovanni che coordina le indagini svolte dagli uomini del Commissariato di Serra San Bruno e della Squadra mobile del capoluogo. Ora si teme una “risposta” in un breve arco di tempo. Così come accaduto negli anni passati, infatti, le reazioni a un tentato omicidio o a un assassinio sono state pressoché immediate e di uguale, se non maggiore, tenore.