Gioia Tauro, è conta fra i portuali in ogni caso perde la Calabria del lavoro

I sindacati sono divisi, i lavoratori sono costretti a scegliere. Comunque vada a perdere sarà il lavoro al Porto di Gioia Tauro. Sono in 1067 i portuali chiamati ad esprimere, tramite un referendum a scrutinio segreto, il proprio parere sull’intesa stipulata l’altroieri a Pizzo fra le sigle sindacali Cgil Cisl Uil e Ugl e i vertici di Mct. Un accordo molto dibattuto, soprattutto dalla sigla autonoma Sul che ne contesta i parametri, ma che dai sindacati confederati viene considerato come positivo “tenuto conto del momento” e del precedente aut aut posto dall’azienda: il “migliore degli accordi possibili”. Tre i punti chiave dell’intesa: cassa integrazione a rotazione che interesserà a partire dal primo di agosto tutti i lavoratori, compresi quei 465, ritenuti da Medcenter in esubero, mantenendo tutti gli attuali dipendenti all’interno del ciclo produttivo; alternanza di lavoro mezzo/terra pari al 75 % su mezzo e 25 % su terra che, sottolineano i sindacati, non è prevista da alcuna legge e dunque rappresenta una piccola agognata vittoria, e verifiche trimestrali che valutino efficienza ed assenze. Le assenze non dovranno superare il 16 % del totale e la disciplina verrà valutata sulla base di un punteggio, superata la soglia massima il lavoratore uscirà dalla rotazione e andrà in cassa integrazione a zero ore. E’ caduta dunque nel vuoto la richiesta di Mct che gruisti e carrellisti movimentino 30 container all’ora, ma permane la necessità di perfomance “adeguate alle esigenze di mercato” per superare la grave crisi portuale. “Un corretto compromesso che rappresenta un obiettivo raggiungibile” lo definisce il segretario generale della Fit Cgil, Domenico Laganà, di carattere non definito dato che a fine trimestre i sindacati contano di addivenire ad una nuova organizzazione del lavoro.