Ad un mese dall’omicidio di Francesca Agresta tanti ancora gli interrogativi

Anche nel secondo giudizio, il Tribunale della libertà di Reggio Calabria ha respinto la richiesta avverso la seconda ordinanza restrittiva emessa dalla Procura di Palmi nei confronti di Giovanni Ruggiero, l’83enne che si è accusato di aver ucciso lo scorso 2 luglio la figlia illegittima Francesca Agresta. Ad un mese dall’omicidio che ha sconvolto Gioia Tauro, il movente per soldi si è tramutato in una storia torbida, sporca, come se l’uccisione di una figlia da parte del padre non fosse già di per sé un fatto agghiacciante. Su Ruggiero anche l’accusa di atti sessuali che l’anziano genitore avrebbe preteso dalla figlia in cambio di grosse somme di denaro e regali costosi. Metre si registra in queste ore il ritrovamento di un cellulare della vittima in un appartamento di proprietà del padre assassino, lunghe ombre sono presenti sul racconto fornito dall’anziano fin dal giorno della sua costituzione ai carabinieri di Gioia Tauro. Secondo la versione offerta dall’omicida, il delitto sarebbe avvenuto al culmine di una lite scoppiata all’improvviso tra padre e figlia, un raptus di follia a cui l’uomo sarebbe stato spinto dalle continue e pressanti richieste di denaro da parte della figlia. I due si sarebbero visti di mattina intorno alle ore 08:00 presso il parcheggio del centro commerciale “Porto degli Ulivi” e dopo poco avrebbero deciso di dirigersi a Palmi, città che dista solo pochi chilometri da Gioia Tauro. Proprio a Palmi è stata rinvenuta l’auto della vittima, una Bmw X3 parcheggiata in una zona residenziale non troppo distante dall’uscita dell’A3. Lì Francesca Agresta sarebbe salita a bordo dell’auto del padre e insieme si sarebbero diretti a Sant’Elia, collina che sovrasta Palmi. Parcheggiata l’auto in una pineta, padre e figlia avrebbero cominciato a litigare, racconta Ruggiero, a causa della nuove richieste di denaro della figlia. Al culmine di quella lite, l’anziano avrebbe agguantato un coltello che teneva in macchina e avrebbe colpito almeno tre volte la ragazza, due volte al collo e una al braccio. In preda al panico avrebbe gettato il corpo nella pineta e sarebbe ritornato a casa e poi diretto in caserma per costituirsi. Alcuni particolari di quel racconto, però, non avevano convinto gli investigatori. Mentre l’arma del delitto era stata rinvenuta vicino al corpo senza vita di Francesca, nessuna traccia invece del cellulare della ragazza, poi rinvenuto in casa dell’assassino. Che motivo aveva Ruggiero di uccidere sua figlia, sarebbe bastato non darle più il denaro che lei gli chiedeva. Per gli inquirenti però le pretese non sarebbero state di Francesca Agresta, ma del padre. Pretese morbose – ancora comunque tutte da provare – atti sessuali in cambio di soldi e regali. E poi ha ucciso da solo un uomo di 83 anni che si sarebbe presentato ai carabinieri con gli indumenti che non presentavano tracce eccessive di sangue…E’ stato aiutato nell’omicidio? Ha pagato qualcuno per commettere l’assassinio? Oppure copre il reale autore del delitto?