Situazione tesa nel Nord del Kosovo, Balcani ancora polveriera

Un gruppo di giovani della minoranza serba ha dato alle fiamme il punto di confine con la Serbia di Jarinje. I disordini sono scoppiati in ritorsione allo stanziamento da parte del governo di Pristina di agenti di polizia e doganieri albanesi in questa parte di territorio, roccaforte dei serbi, rimasto fedele a Belgrado nonostante la dichiarazione di indipendenza del 2008. Al momento, il check point distrutto è passato sotto l’esclusivo controllo delle truppe della missione Nato, Kfor, come da accordo raggiunto nella notte con i rappresentanti del governo serbo sul posto. Il gruppo di alcune decine di giovani serbi che a volto coperto ha provocato gli incidenti al check point, si è scagliato anche su una vicina base della Kfor, lanciando bombe molotov e sparando colpi di arma da fuoco, costringendo i militari a rispondere con colpi in aria. Fatta eccezione per due operatori dell’agenzia serba Tanjug che sono stati aggrediti dai teppisti, non risultano altri feriti. “Gli estremisti e gli hooligans agiscono contro gli interessi dei cittadini serbi e della Serbia” ha ammonito il presidente della Repubblica serbo, Boris Tadic. I gravi incidenti di mercoledì sera sono arrivati dopo tre giorni di forti tensioni seguita alla decisione di Pristina di inviare le unità speciali di polizia nei territori serbi per rafforzare l’embargo imposto la scorsa settimana alle merci serbe, come ritorsione a quello che Belgrado applica ai beni kosovari dall’indipendenza del 2008. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà giovedì “a porte chiuse” sulla nuova emergenza in Kosovo, secondo quanto informano i media locali. Ferma condanna da parte dell’alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, che ha parlato di “violenze inaccettabili” e ha detto di aver parlato al telefono con il presidente serbo, Boris Tadic – il quale ha prontamente condannato l’accaduto – e e con il premier kosovaro, Hashim Thaci, invitandoli a tornare al dialogo. Già nel 2008 lo stesso valico di Jarinje era stato dato alle fiamme, due giorni dopo la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo.