Paola e Ricadi, sequestri alla malavita sottratti beni a Piero Spensierato e Paolo Ripepi

La Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro, nel corso di distinte operazioni, ha confiscato beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro, riconducibili a Piero Spensierato, 51enne di Paola, nel cosentino, condannato in via definitiva per usura, ed a Paolo Ripepi, 46enne di Ricadi, nel vibonese,ritenuto affiliato alla potente cosca mafiosa dei Mancuso di Limbadi. I provvedimenti di confisca, adottati rispettivamente dalla Corte di Appello di Catanzaro e dal Tribunale di Vibo Valentia, hanno interessato, tra l’altro, il complesso immobiliare che ospita l’hotel “Blumentag” di Paola (CS), riconducibile a Spenserieto, nonché la struttura residenziale, denominata “Villa Filomena” di Ricadi (VV) e nella disponibilità Ripepi. Entrambi gli immobili, circa due anni fa, erano stati sottoposti a provvedimenti cautelari che ne avevano sottratto la disponibilità ai due. La misura che ha colpito i immobili e le disponibilità finanziarie – per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro, riconducibili a Piero Spensierato, trae origine, come precisato dalla Corte di Appello di Catanzaro nel provvedimento appena eseguito, dal “…presupposto dell’intervenuta sentenza di condanna dello Spensierato per il delitto di usura commesso tra il 1998 ed il 2001, ….. e della sproporzione tra il valore dei cespiti complessivamente rinvenuti nella disponibilità del sopra indicato nucleo familiare e le relative capacità di reddito”. Spensierato, infatti, al termine di una complessa vicenda giudiziaria che aveva visto sul banco degli imputati molti esponenti della criminalità organizzata cosentina, veniva condannato per il reato di usura, con sentenza passata in giudicato il 03.03.2009. L’attuale confisca conferma, sostanzialmente, il pronunciamento della stessa Corte che, all’epoca, così recitava: “…La norma in esame (art.12 sexies DL 306/92 ) introdotta nel 1992, con un pacchetto di disposizioni in materia di armi, stupefacenti e riciclaggio, prevede la confisca obbligatoria di denaro beni o altre utilità, di cui il condannato per particolari delitti – tra cui appunto , quello di cui all’art. 644 c.p. – non possa giustificare la provenienza, e di cui anche per interposta persona altrimenti risulti titolare o avere la disponibilità. L’esito dei disposti accertamenti risulta complessivamente positivo, sia con riferimento a beni immobili (terreni, costruzioni edilizie), che a beni mobili registrati (autovetture)…omissis…Occorre infatti convenire sul fatto che i redditi “lordi” dichiarati dallo Spensierato e dai propri stretti familiari, appaiono …omissis… di ben scarso rilievo,….omissis… Ditalché , non si giustifica affatto il lungo elenco di beni intestati direttamente allo Spensierato, …omissis….” Il decreto di confisca notificato a Ripepi prende le mosse, invece, dalla proposta formulata di iniziativa dal Direttore della D.I.A. nel dicembre del 2009. “… per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro, propedeutico alla confisca, dei beni allo stesso direttamente o indirettamente riferibili, avanzata …”. A seguito di detta richiesta il Tribunale di Vibo Valentia – Sez. Mis. di Prev. – ha disposto prima il sequestro ed oggi la confisca dei beni riconducibili Ripepi, tra cui il complesso residenziale denominato “Villa Filomena”, ubicato nella rinomata area turistica compresa tra i comuni di Ricadi e Capo Vaticano, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. Sul conto di RIPEPI, già Sorvegliato Speciale della P.S. nonché condannato in via definitiva per associazione mafiosa, in quanto coinvolto, con i MANCUSO di Limbadi, nell’ambito della nota indagine “Dinasty”, i giudici del Tribunale di Vibo Valentia, a suo tempo, affermavano: “ Ripepi Paolo veniva tratto in arresto nell’ambito della nota operazione di polizia denominata Dinasty… per gli stessi fatti è stato successivamente condannato in primo grado con sentenza emessa dal G.U.P. presso il Tribunale di Catanzaro …confermata in Appello… ad anni tre e mesi quattro di reclusione per i delitti p. e p. dagli artt. 416 bis c.p. commi 1,2,3, e 4… Nella sentenza della Corte di Appello di Catanzaro…. Che ha tradotto in condanna definitiva gli elementi raccolti nell’ambito dell’operazione di polizia dinasty, si ricostruisce a partire dagli anni 2000 la storia di una potente cosca mafiosa denominata famiglia Mancuso, operante nell’intera provincia di Vibo Valentia … Nelle sentenze di primo e secondo grado Ripepi Paolo viene collocato nella posizione di totale affiliazione al clan Mancuso … Dagli atti giudiziari a disposizione emerge che Ripepi Paolo svolge all’interno del gruppo … il ruolo di stretto collaboratore … con il quale organizza una serie di furti …. attività svolta sotto il costante controllo e la penetrante direzione dei Mancuso … Il Ripepi è stato altresì condannato per il reato contemplato all’art.453 c.p. in quanto … dirigeva …un articolato traffico di banconote false immesse nel circuito economico della provincia vibonese con conseguimento di ingenti guadagni…”. E concludevano: “… (che i beni) … direttamente o indirettamente nella disponibilità di Ripepi Paolo – avuto riguardo alla sproporzione tra il patrimonio reale e quello dichiarato – devono, allo stato, ritenersi il frutto o comunque il reimpiego dei proventi derivanti dalle attività illecite sopra indicate e quindi da sottoporre a sequestro”. I distinti provvedimenti di confisca appena eseguiti non solo documentano l’efficacia delle ricostruzioni economico/finanziarie operate dalla D.I.A. di Catanzaro – attraverso cui sono stati individuati i singoli investimenti direttamente o indirettamente riconducibili ai predetti e non giustificati dai redditi dichiarati o dalle attività economiche svolte – ma confermano il costante impegno profuso nel contrasto all’illecita accumulazione di ricchezze da parte delle organizzazioni mafiose. Quest’ultima attività si inserisce nella più generale azione di contrasto condotta contro la criminalità mafiosa che vede, in particolare, nell’aggressione patrimoniale uno dei “target” principali, perseguito attraverso un collaudato modulo operativo che, con sistematica continuità, applica tutti gli strumenti normativi disponibili nello specifico settore.