Milano, piano di salvataggio per il San Raffaele

Alla fine della lunga riunione del cda della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, circa cinque ore, il presidente Luigi Maria Verzè, fondatore del gruppo, ha fatto un passo indietro delegando al vicepresidente Giuseppe Profiti e al consiglio stesso tutti i poteri. Nella scarna nota diffusa al termine della riunione non si fa cenno al piano di concordato preventivo, praticamente pronto per essere asseverato dallo studio La Croce, non si parla della riorganizzazione societaria, ma il nuovo cda precisa di avere “la necessità di poter operare una ricognizione degli effettivi dati aziendali e contabili della Fondazione e la valutazione di un piano di risanamento” e, a dispetto di tutte le pressioni esterne, i nuovi consiglieri sono “fiduciosi di avere il tempo e di essere in grado di portare avanti con serenità l’attività di risanamento”. Il piano, prevedeva – secondo le indiscrezioni dei giorni scorsi – un aumento di capitale da 200-250 milioni di euro necessario a ripianare le perdite (nel 2010 quelle dichiarate ammontavano a 60 milioni di euro) e a dotare il gruppo ospedaliero di mezzi freschi già a partire dal 2012. Secondo la ricostruzione dei conti fatta da Deloitte i debiti commerciali del San Raffaele sono di circa 600 milioni di euro, mentre è in essere un maxiprestito da 165 milioni di euro della Bei del 2007 per la ricerca e la didattica, che in realtà è stato in parte (99 milioni) impiegato per chiudere finanziamenti preesistenti. Dall’analisi dei conti condotta da Deloitte emergerebbero anche ratei passivi sottostimati per 33 milioni e svalutazioni record di 54,9 milioni (al 31 dicembre). Resta il giallo del possibile approdo di Enrico Bondi in via Olgettina. Le indiscrezioni circolate intorno a metà giornata vedevano l’ex risanatore Parmalat come possibile amministratore delegato, ma non hanno poi preso consistenza.