Nichi Vendola manda in soffitta i compagni comunisti

“Nel Pci mi dicevano che non si doveva dire “amico”, che bisognava dire “compagno”. Ho passato tutta la vita a ripetermi questa frase. Ma ora ho capito che era una stronzata, perché è stato un alibi per molti crimini. Io preferisco stare con molti amici, che mi aiutano a crescere”. Sono parole di Nichi Vendola, leader di Sel. Il Governatore pugliese “lanciando” il termine “amici” e mandando in soffitta quello di “compagni” ha scatenato una marea di polemiche. Non solo nel Pci e nelle sue dirette emanazioni (Pds-Ds, Rifondazione e PdCI) ci si chiamava “compagni”. Socialisti e radicali continuano ad utilizzare il termine. Stessa cosa nella Cgil. Negli anni ’70, oltre che nella sinistra extraparlamentare, anche i cattolici più progressisti della Cisl utilizzavano il “compagni”, creando malumori diffusi dentro il sindacato “bianco”. Nella Dc, infatti, vigeva l’uso di “amici”. La parola deriva dal latino e sta per “dividersi il pane”. Dentro il Pd, attualmente, ognuno fa un po’ come gli pare. Bersani, ad esempio, preferisce il “cari amici e cari compagni”. D’Alema, a suo tempo, disse che non avrebbe mai rinunciato al termine. Prodi non lo disdegnava, mentre Veltroni tagliò la testa al toro con il “cari democratici”. Solo un anno fa scoppiò di nuovo il caso quando l’attore Fabrizio Gifuni al Palalottomatica pronunciò il saluto classico, tra gli applausi dei militanti Pd, ma scatenando le ire degli ex Dc. Adesso la stessa discussione investe Sinistra e Libertà, nata da una scissione di Rifondazione. Dove, messa in soffitta la falce e martello, presto potrebbe toccare anche al “compagno”. Il governatore pugliese ha poi “corretto” il tiro: “Non ho mai rinunciato ad una parola che mi accompagna sin da quando ero ragazzino: “compagno”. Parola che trovo bellissima, e che significa spezzare il pane insieme. Ho semplicemente criticato un’idea che nel vecchio Pci era abbastanza consolidata, che all’interno del partito bisognasse essere compagni ma non necessariamente amici. E talvolta si poteva essere compagni coltivando tenaci inimicizie. Io oggi penso che questa fosse una concezione sbagliata, e che nei luoghi della politica a sinistra bisogna trovare, occasioni di arricchimento umano, occasioni per stringere relazioni interpersonali che possano essere di reciproco giovamento”.