Il Cavaliere pronto a defenestrare Tremonti

“Il mio orizzonte era e resta il 2013” anche se per il Premier gli ostacoli sono tanti. Dopo l’elezione di Alfano alla segreteria del PdL è urgente la nomina di un nuovo Guardasigilli. A Berlusconi serve un sostituto e serve subito. Ma soprattutto gli serve un nome su cui poter incrociare il gradimento del Capo dello Stato, che – guarda caso – ha accorciato la visita programmata in Croazia. Venerdì, invece di recarsi a Pola, Napolitano tornerà infatti a Roma “per impegni riconducibili alla manovra e alla complessiva situazione che ne deriva”. Il lessico quirinalizio lascia intuire che il Presidente della Repubblica rientrerà in Italia non solo per la firma del decreto economico. E chissà se il Capo dello Stato, sull’aereo che lo riporterà nella Capitale, siederà accanto a chi di lì a poco sarà il prossimo Guardasigilli. Chissà se chi lo avrà accompagnato nel viaggio cambierà nel giro di poche ore incarico: l’attuale Ministro degli Esteri. È su Frattini che le voci si sono fatte insistenti. E’ lui il più accreditato e probabile successore di Alfano alla Giustizia. Dopo un mese la rosa dei nomi ha perso (quasi) tutti i petali: constatata l’indisponibilità di Cicchitto a lasciare la guida del gruppo PdL alla Camera dei Deputati, messa agli atti la volontà di Lupi di restare alla vice presidenza di Montecitorio, si è tornati su Frattini, che pure era stato in precedenza contattato e aveva declinato l’offerta. Ora però Berlusconi sarebbe tornato a premere, chiedendo “un sacrificio” al titolare della Farnesina, che si trincera dietro un “no comment”. Se così fosse, risolto il problema del Guardasigilli si porrebbe però subito il problema del sostituto di Frattini. E qui si entra nel campo delle ipotesi, siccome le variabili sono numerose. Non c’è dubbio che Berlusconi avrebbe un po’ di tempo per trovare un nome gradito al Colle. Al contrario della Giustizia, infatti, il Premier potrebbe assumere l’interim della Farnesina. A meno che le voci di Palazzo non trovino poi clamorosa conferma, e davvero Tremonti lasci il dicastero dell’Economia appena il Parlamento avrà dato via libera alla manovra. Da giorni se ne parla, anche se l’inquilino di via XX settembre aveva smentito proprio al Corriere l’intenzione di dimettersi. Ma se così fosse, se davvero Tremonti si dimettesse, accetterebbe poi di trasferirsi alla Farnesina? È certo che “il rapporto fiduciario con Berlusconi si è rotto”. I ministri più vicini al Cavaliere non ne fanno più mistero. Così com’è vero che il Premier in queste settimane ha svolto un sondaggio a Bruxelles per verificare l’impatto nell’Unione di un cambio della guardia all’Economia. Fonti qualificate del governo raccontano che nel colloquio avuto con il capo dell’eurogruppo Juncker, Berlusconi abbia affrontato l’argomento, parlandone come di una “ipotesi”, e abbia accennato ad un “autorevolissimo economista” come possibile sostituto di Tremonti. Ma senza fare nomi. Un simile cambio della guardia, però, non potrebbe essere derubricato a semplice rimpasto, si tratterebbe infatti di una autentica rifondazione dell’esecutivo, che avrebbe bisogno di un nuovo battesimo parlamentare. Si tratterebbe di un Berlusconi-bis. E il Cavaliere non sembra avere oggi la forza per procedere ad un’operazione del genere, nonostante circolino voci sulla sua volontà di “valorizzare” alcuni ministri, come Sacconi, e di spostarne altri, come Brunetta. Senza dimenticare che resta da assegnare l’incarico delle Politiche comunitarie, lasciata vacante da Ronchi.