Vibo Valentia, il nuovo narciso della politica vibonese

“Perennemente intento a riflettersi nello stagno delle sue parole, nella palude delle sue battute e a riderne rileggendole, evidentemente Tassi non riesce ad afferrare ciò che a tutti è  apparso cristallino, lapalissiano fin dal primo momento. Mi spiace. Questa sua cattiva disposizione non solo alla comprensione delle ragioni altrui, ma anche, semplicemente, alla lettura delle stesse, è un limite di protervia che evidentemente si deve pagare, seppure con il rischio della pedanteria, esclusivamente con la ripetizione degli stessi concetti, in forma sempre più semplificata, affinché, anche a gente involontariamente distratta come lui,  possa  prima o poi giungerne il senso. La FdS ha esposto più volte un duplice ordine di motivi inerenti la sua opposizione alla scelta unilaterale esercitata nella fattispecie da Sel. Scelta che si è rivelata, tanto lungimirante e avveduta,  da consegnare il quadro di quella sinistra, che in modo cantilenante si dice di voler unire, irrimediabilmente spaccata e divisa”. Parole pesanti come un macigno quelle di Renato Giannini, responsabile provinciale vibonese di Rifondazione Comunista, che mette il dito nella piaga della politica vibonese: personalismi, divisioni, accordi trasversali. In una parola sola: tutto meno che l’interesse di Vibo Valentia e della sua provincia. “Riteniamo assolutamente  scorretto assumere una decisione così importante, quale il cambio di linea politica, senza quanto meno informare i partiti alleati, ossia, coloro che con onestà e dedizione tre anni or sono hanno chiesto, mettendoci la faccia e no solo, i voti per l’elezione della consigliera Citton: i candidati. Se questo è il metodo che qualcuno intende usare per riprendere il dialogo ed unire la sinistra – ammonisce Giannini – non credo avremo, in futuro molto da raccontarci. Ritengo che questo atteggiamento sia l’unica cosa irriguardosa, offensiva ed inopportuna in tutta la vicenda che, a rileggere gli ultimi interventi, assume i contorni grotteschi più che farseschi. A parole, attraverso numerosi pronunciamenti, esternazioni o altro,viene invocata l’unità,  nei fatti delle difficoltà oggettive che impediscono il percorso di avvicinamento si sono poste. Evito comunque, per la mitezza caratteriale che mi caratterizza già senza invito di alcuno, di entrare nuovamente nella specificità di certe sgradevoli e imbarazzanti situazioni. Il nostro Partito, in occasione delle elezioni provinciali del 2008, si è presentato, malgrado tutto, nonostante la schizofrenia politica di alcuni soggetti oggi tenda a negarlo, con un proprio ed autonomo progetto politico che puntava all’alternativa, e dunque questo rimane un dato imprescindibile dal quale eventualmente partire al fine di avviare un serio e concreto percorso che avesse nella discontinuità politica, programmatica ed amministrativa i pilastri portanti. La confusione generatasi anche all’interno del Consiglio Provinciale non offriva garanzia alcuna circa l’agibilità politica per qualsiasi discorso finalizzato al rilancio del centro-sinistra. Sono cose che scrivevamo già il nel settembre 2010. Figuriamoci se oggi, a distanza di un anno, riusciamo a intravedere minimamente condizioni mutate favorevolmente in tal senso. Alternativa, discontinuità ed unità, per noi, non sono semplici parole da pronunciare in libertà. Il cambiamento, non è una serie di vaghe richieste volte a giustificare una scelta priva di qualsiasi ragione credibile che ancor meno credibile viene resa dal vano sacrificio in nome del quale sembra quasi sia stata compiuta: salvare la provincia. Verrebbe da dire: nostri eroi!  Il punto di partenza è un altro, ed è semplicemente diverso. Quel che Tassi considera una risorsa, questa amministrazione, noi consideriamo un ostacolo al dispiegarsi libero e sereno di un dialogo a sinistra che si possa basare su un terreno pressoché agibile e non paludoso, che non renda vulnerabile qualsiasi progetto di rilancio, e definisca meglio il perimetro entro cui ci si può muovere. Crediamo questo, un punto di partenza imprescindibile, per meglio guardare agli impegni futuri, qui si, di progettazione del cambiamento. C’è tutta una nomenclatura politica che consideriamo inadeguata proprio all’alternativa, alla discontinuità, all’unità ed infine al cambiamento, parola che richiede un duro e particolare esercizio per essere attuato e non solo sbandierato, rispetto alla quale né intendiamo andare in soccorso, né intendiamo chinarci. E’ evidente invece, come dimostrano le recenti scelte, che tutto vada per il meglio per Tassi e per Sel, così come obbligate risultano le strade che in futuro gli stessi intenderanno battere. Per quanto riguarda Rifondazione e la FdS, non mi pare ciò voglia dire chiudere la porta in faccia a qualsivoglia tipo di alleato, esser sordi a qualsivoglia tipo di dialogo”. Schietto, franco, caustico, esaustivo. Giannini non lascia spazio. “Continuare a banalizzare una precisa valutazione politica appunto,rispetto all’amministrazione dell’ente e rispetto al partito di maggioranza, che sicuramente non è votata ad una vocazione minoritaria ed identitaria, come qualcuno si ostina a voler far passare, non aiuta nessuno, né per oggi né per domani. Le speranze che sia la correttezza a muovere in futuro i passi di ognuno, sono ormai residuali, mi auguro che quantomeno ci venga risparmiato l’imbarazzo di assistere alla nomina nell’esecutivo di qualcuno esterno alle due liste presentate alle provinciali, o peggio, di qualcuno che ricopra già incarichi elettivi in altri enti o addirittura di qualcuno che già siede nell’esecutivo attuale. La troveremmo scelta insopportabilmente “poco mite” nel senso di vecchio metodo del fare politica”.