Barletta, il flop tv della terra dei sogni

Neppure Martin Scorsese avrebbe mai ricevuto un’accoglienza così risonante, tale da mobilitare un’intera provincia. Con grande entusiasmo infatti il presidente della sesta provincia pugliese, in un comunicato stampa, annuncia l’anteprima nazionale di “Dreamland – La terra dei sogni”, primo film girato della provincia BAT e da essa patrocinato con 10 mila euro. Soldi pubblici per un progetto cinematografico di scarsa rilevanza e mediocre qualità. Da melodrammatica soap opera la trama del film, già annunciato dall’ufficio stampa della sesta provincia come una vera e propria “favola moderna”: la storia di un bambino italiano costretto a lasciare il paese d’origine e la sua famiglia per raggiungere gli Stati Uniti in cerca di un futuro migliore. Dal Sud Italia al quartiere italiano di Fullerton, nello stato americano della California, la storia è incentrata sulla lotta tra bande rivali che domina la vita del quartiere, in cui un ex pugile stimato da tutti diventa spesso vittima delle angherie dei vari bullastri del posto. Ma quando riconosce nel capo di una banda il proprio figlio adottivo, decide di difenderlo e convertirlo alla lotta per i diritti umani e per una vita tranquilla. La cittadinanza, mossa dall’affetto per l’ex pugile, contribuirà in massa a realizzare il grande sogno: la fine della violenza. Per un buon critico cinematografico sarebbe erroneo giudicare solo dalle apparenze senza poter visionare la pellicola, ma le premesse sono delle più dozzinali e di scarso valore. Un film che, dal trailer più che lacrimevole (per la pateticità di contenuti e realizzazione), tenta di ascriversi al pantheon della migliore produzione cinematografica italo-americana, relegandosi invece modestamente nella triste categoria dei B-movie di fattezze artigianali. Né gli oleosi muscoli in bella vista del protagonista Ivano De Cristofaro, al suo debutto sul grande schermo, né la presenza di Franco Columbu, esaltato come le migliori star solo per una remota amicizia con Arnold Schwarzenegger, neppure la collaborazione con l’Apulia Film Commision, di solito promotrice del miglior cinema made in Puglia (con il suo ulteriore finanziamento pubblico di 30 mila euro) ha risollevato il livello del prodotto. Facendo rapidi calcoli, fra sovvenzioni da parte di enti statali, produzione, ristoranti e hotel, si parla di un budget di oltre un milione di euro. “Non vedo l’ora di poter assistere a questo debutto assoluto della nostra Provincia sul grande schermo – ha commentato il Presidente della Provincia di Barletta-Andria -Trani Francesco Ventola – abbiamo deciso di patrocinare e sostenere le riprese di “Dreamland” perché è un’importante occasione per mettere in risalto attraverso il cinema, forma d’arte moderna e tra le più in auge, le meravigliose peculiarità culturali, artistiche e paesaggistiche del nostro territorio”. Un’amara caduta di stile, invece, per una provincia che ha già avuto modo di ospitare le riprese di “Venti sigarette”, premiatissima pellicola del regista e reduce di Nassirya Aureliano Amadei, la cui realizzazione made in Bat passò notevolmente più sottotono, nonostante l’indubbia qualità del film (vincitore di numerosi premi nazionali fra cui il premio “Controcampo” al festival di Venezia) e la presenza della talentuosa attrice Carolina Crescentini. Altro che “prima assoluta”. Sul web già impazzano le critiche per l’eccessiva superbia che ha accompagnato la presentazione di “Dreamland”, girato non solo a Barletta ma anche a Canosa di Puglia, e che proprio a Canosa sembra aver piantato importanti radici. A cominciare da Antonio Labianca, consigliere comunale nonché coordinatore delle riprese di produzione nonché attore che nel film interpreta il ruolo di sindaco di Canosa, il quale ha dichiarato: “Ringrazio la Provincia per aver sposato un progetto entusiasmante con il quale abbiamo cercato di promuovere un territorio che merita di essere apprezzato in tutto il Paese”. Cinema e politica parlano due lingue diverse, a quanto pare. E in provincia sembra non avere troppa importanza la qualità di un prodotto che debba promuovere il territorio. “Una messa in scena sgrammaticata e pericolante che omaggia la mitologia sportiva” così ha commentato il critico cinematografico Edoardo Becattini. Dall’altra parte ci sono i più accaniti fan di body building, che si lanciano nella disperata difesa del film che omaggia, in uno dei ruoli principali, Franco Columbu, unico italiano decretato Mister Olympia per ben due volte. Non ci resta che aspettare l’8 luglio per poter pagare il biglietto – dopo aver già pagato la produzione – e guardare finalmente “Dreamland”, la terra dei sogni (mal realizzati).