Rubygate, Fede Mora e Minetti nei guai

Il procuratore aggiunto Pietro Forno e il pm Antonio Sangermano, nel corso dell’udienza preliminare iniziata stamani, hanno chiesto al gup Maria Grazia Domanico di rinviare a giudizio Lele Mora, Nicole Minetti e Emilio Fede imputati per il caso Ruby. Per il direttore del Tg4, la consigliera regionale del Pdl in Lombardia e l’agente di spettacolo la Procura di Milano ha chiesto il processo per le ipotesi di reato di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile in relazione al caso Ruby. Forno e Sangermano hanno parlato di “bordello”, “di un sistema strutturato per fornire ragazze disponibili a prostituirsi” all’interno del quale ognuno aveva un ruolo: c’era un arruolatore e cioè Lele Mora, un fidelizzatore (Emilio Fede) che doveva valutare l’affidabilità della persona e un’organizzatore economico-logistico (Nicole Minetti). Per altro la Minetti, in qualche modo, secondo l’accusa, si è attribuita questo ruolo in una telefonata con l’amica M.T.. Quanto a Fede, secondo i due pm, aveva il compito di valutare le ragazze, la loro riservatezza, la disponibilità a fare sesso, e l’adattabilità alle personali esigenze che nascevano. Dopo l’intervento dei pm il gup di Milano, Mariagrazia Domanico, ha rinviato l’udienza preliminare al prossimo 11 luglio e ha fissato un’altra data che è il 13 luglio. Poi in aula ha preso il via la seconda fase delle udienze, che sarà dedicata alle intercettazioni disposte nel corso delle indagini. Il gup di Milano, Maria Grazia Domanico, ha accolto la richiesta di costituirsi parte civile avanzata da Chiara Danese, oggi presente in aula, e Ambra Battilani, le due miss piemontesi che avevano partecipato, nell’agosto del 2010, a una serata ad Arcore. Il gup le ha, quindi, ritenute parti danneggiate e, quindi, potranno chiedere un risarcimento per i danni morali e di immagine subiti dalla vicenda. Le due ragazze lamentano un danno di immagine e morale perché, in quell’occasione, sarebbero state considerate escort mentre negano di esserlo. Secondo l’ipotesi dell’accusa, Fede, Minetti e Mora avrebbero organizzato e gestito il giro di ragazze che partecipavano alle feste nella residenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Villa San Martino ad Arcore. Tra le ragazze, secondo la Procura di MIlano, c’era anche Karima el Mahroug, detta Ruby Rubacuori, che avrebbe frequentato Arcore quando era ancora minorenne ed è al centro del procedimento, già in fase dibattimentale, che vede imputato il premier per concussione e prostituzione minorile. Tuttavia, non si sono presentati in tribunale né il direttore del Tg4, né la consigliera regionale del PdL e tanto meno l’impresario, finito in manette la scorsa settimana con l’accusa di bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento della lm Management. “Ho capito che lei, per il suo ruolo politico, aveva funzione di filtro tra Berlusconi e quelle ragazze. Era il punto d’incontro formale. A quelle cene non sono mai stato, ma non mi scandalizza certo l’idea che potessero esserci anche giovani “animatrici”. A parlare con Vanity Fair – in edicola dal 29 giugno – è Simone Giancola, da due mesi ex della Minetti. “Una cosa è essere spregiudicati, ben altra è giocare sporco. Non parlo di legalità: quelle sono cose che stabilirà il processo. Esistono anche i paletti morali delle persone perbene. Io sono stato educato a quei valori, e li ho applicati anche nella mia storia con Nicole. Sono sempre stato al suo fianco, anche quando il livello dei dubbi mi arrivava alla gola”. Perché avete rotto? “Ho avuto la prova che mi aveva mentito”, risponde Giancola.   Il giovane imprenditore ripercorre la sua vicenda sentimentale: si parte da quando ha conosciuto Nicole su Facebook nel dicembre del 2009 (“Mi ha chiesto lei l’amicizia. Ho guardato le foto del suo profilo e ho subito accettato. Abbiamo cominciato a chattare e ci siamo visti la prima volta a febbraio”) per arrivare alla notte del 27 maggio 2010, quando era in compagnia della Minetti e questa viene chiamata per recarsi in Questura a “soccorrere Ruby”. In seguito Giancola analizza le intercettazioni telefoniche nelle quali Minetti è protagonista e racconta: “Mi telefonò per dirmi che era dovuta andare a Rimini dai genitori. Ebbene nelle intercettazioni del Rubygate ho letto che quella chiamata me l’aveva fatta dalla piscina di una villa di Berlusconi. Una rivelazione traumatica”. Nicole ha mai pensato, a suo avviso, di dimettersi? “La poltrona da consigliera significava per lei l’inizio di una carriera. Il suo modello è Mara Carfagna”. “In amore “bugiarda” è una parola dura da pronunciare, perché ti costringe a fare i conti con il tuo fallimento sentimentale. Sarà Nicole a dover fare i conti con la sua coscienza, ma credo che le accuse a suo carico siano false”.