Gioia Tauro, città incredula danneggiamenti al cimitero l’ombra di Satana

Gioia Tauro quasi non crede a quanto avvenuto al cimitero, luogo sacro e di pietà popolare. Ignoti si sono resi protagonisti di un raid che ha dell’incredibile e che presenta contorni inquietanti. Gli sconosciuti, si dà per scontato che ad agire sia stata più di una persona, si sono introdotti in una cappella e dopo aver infranto quattro pesanti lapidi in marmo hanno tirato fuori dai loculi tre bare che sono state sistemate, ad una certa distanza, su un vialetto, in prossimità dell’ossario comunale. Nelle tre bare erano custodite le salme di R.S., classe 1905, morto nel 1974, di M.S., classe 1889, morta nel 1969 e di G.M., classe 1913, deceduta nel 1980. Sul gravissimo episodio indagano i carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro. Naturalmente sul macrabo quanto misterioso raid il riserbo è strettissimo. Per la delicatezza della vicenda sono state fornite soltanto poche notizie prive di particolari. La cappella, posta nella zona centrale del cimitero di contrada “Lamia”, appartiene a tre famiglie di Gioia Tauro legate da vincoli di parentela ed è stata realizzata solo pochi anni addietro. Accoglie una decina di sepolture di persone morte in epoche diverse. La scoperta è stata fatta dalla congiunta di una persona la cui tomba si trova all’interno della stessa. C.Z.46 anni, casalinga, ha dato subito l’allarme agli addetti del cimitero che telefonicamente hanno informato i carabinieri. Sul posto sono intervenute pattuglie del nucleo radiomobile e dei reparti operativi, col capitano Ivan Boracchia e il tenente Gianluca Ceccagnoli, e della stazione di via Vittorio Emanuele col maresciallo Giuseppe Cerro. Lo spettacolo macabro, è stato possibile apprendere tra mille comprensibili difficoltà per il riserbo più che giustificabile, ha lasciato soltanto increduli gli investigatori e gli operatori del cimitero: una cappella danneggiata e tre bare portate fuori e sistemate ad una certa distanza. Insomma un “lavoro” che ha richiesto un certo impegno da parte di più persone. Le indagini a tutto campo dei carabinieri, coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi, non escludono nessuna possibile pista.
Le famiglie proprietarie della cappella oggetto dell’assurda “visita” sono fuori e lontane da certi ambienti, è stato sottolineato dagli investigatori, per cui il raid non può essere collegabile a possibili e fin troppo facili motivi di vendetta o di ritorsioni. Eppure c’è un “segnale” che va interpretato in qualche direzione investigativa. Poco accettabile la pista di un’azione riconducibile ad una setta satanica; resta la certezza che la stessa sia stata messa in atto da persone che hanno operato con calma e tranquillità dopo essersi introdotte scavalcando uno dei cancelli secondari del cimitero e che per compiere l’incredibile “missione” hanno fatto sicuramente uso di attrezzi, ovvero di mazze e martelli utilizzati per ridurre in pezzi i pesanti marmi dei quattro loculi presi di mira.