Garbagnate, minacciato mentre era con i carabinieri che lo dovevano proteggere

“Con le mani un segno di minaccia: ti faccio un c… così. Allora ho capito, ho cercato di scappare. Ho svoltato verso il centro di Garbagnate, per giunta in contromano. Ma lui ha preso a tamponarmi, mi ha affiancato e cercava di spingermi fuori strada”. Il cellulare, il 112, e i carabinieri che si sono materializzati in una manciata di secondi. Solo così Frediano Manzi, il coraggioso presidente dell’associazione Sos Antiusura e Racket, ha scampato un pericolo vero sabato sera, nel centro di Garbagnate Milanese. Inseguito per un paio di chilometri da un commerciante abusivo da lui denunciato e fatto finire sotto inchiesta che non ha smesso di minacciarlo neppure alla presenza dei carabinieri. “Dopo essere stato fermato e identificato – continua Manzi – è rientrato in auto, si è avvicinato mi ha chiaramente detto: ti sparo, non è finita qua. A quel punto i carabinieri lo hanno invitato in caserma dove a quanto mi risulta è stato diffidato, non potrà più avere nulla a che fare con me. E poi lo hanno rilasciato”. Frediano Manzi ha fondato nel 1997 l’associazione Sos Racket e usura. Un vero paladino della giustizia Manzi. Ha messo microfono e obiettivo nascosto davanti al naso della moglie di un boss che gestisce le case popolari di Bresso, ha fatto aprire l’inchiesta sull’ex prefetto antiracket Carlo Ferrigno, poi arrestato con l’accusa di aver preteso sesso da imprenditrici in cambio del suo aiuto, e poi ha svelato i traffici e gli abusi delle cosche milanesi nel mercato dei fiori, nella gestione dei rifiuti, nel movimento terra. Non è la prima minaccia che riceve, soltanto lo scorso 22 aprile si era dovuto rivolgere ai carabinieri perché il titolare di un ristorante che aveva denunciato gli aveva preannunciato una fine prematura e violenta davanti a cinque sbigottiti testimoni. La Prefettura gli ha accordato da tempo un servizio di tutela dinamica, che non è una vera scorta ma una sorveglianza “a distanza”, saltuaria e poco incisiva. Ma subito dopo l’ultima minaccia del 19 giugno scorso ha preso carta e penna ed ha scritto al Prefetto: “No grazie, una protezione così non mi serve. Levatemela”. “Per la seconda volta in due mesi due noti pluripregiudicati, mi hanno pesantemente minacciato”. Comincia così la lettera inviata a Lombardi, che è un chiaro invito ad alzare la guardia. “Vista la totale inefficienza del servizio di tutela dinamica – spiega Manzi – non a causa dell’inerzia di chi mi tutela, ma sicuramente inadeguato per la mia sovraesposizione, le chiedo di revocarmela”. Nel gennaio del 2010 Lombardi aveva dichiarato che “a Milano la mafia non esiste”, salvo poi spiegare che intendeva riferirsi al clima di collusione e omertà che si respira in alcune realtà meridionali. Manzi non esita a rinfacciarglielo: “Da anni attraverso la mia associazione stiamo operando su tutto il territorio della nostra Regione Lombardia devastata dalla presenza della ‘ndrangheta. Un’infiltrazione mafiosa che lei ha negato dinnanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia, venuta a Milano. (…) Ecco il motivo per cui il 16 gennaio ed il 17 marzo di quest’anno, le ho inviato due lettere alle quali non si è degnato neanche di rispondermi”. Manzi è padre di quattro ragazzi. Ha un impresa di floricoltura con una decina di punti vendita, è un uomo dinamico, sempre in movimento. “Da mesi ormai sono costretto a cambiare continuamente orari e percorsi per autotutelarmi – racconta – per salvaguardare l’incolumità mia e della mia famiglia. Ho anche contattato una società di vigilanza, ma per un servizio di scorta solo in alcune ore del giorno mi chiedono 2.500 euro. Non so se posso permettermelo…». Sta di fatto che non ha alcuna intenzione di tirare i remi in barca, di cedere all’arroganza del sistema mafioso, che a Milano pesa molto più di quanto si pensi. In tutto il 2009 gli uffici di polizia e carabinieri hanno registrato solo 7 denunce per usura, altrettante nel 2010, 5 nel primo quadrimestre 2011. Meno che a Palermo. “Eppure i casi stimati nel solo 2010 ammontano ad oltre 20 mila – stima Manzi -. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che gli imprenditori a Milano hanno paura. Io no, io vado avanti”.