Roma, habemus papam Gaga

Le magliette del circo europride erano alquanto discutibili e provocatorie: “Habemus Gaga”. Una sfida aperta ed innegabilmente inopportuna dei “festanti” che si sono ritrovati al Circo Massimo dopo il lungo corteo sotto il sole. Se questo Europride – la più grande manifestazione dell’orgoglio omosessuale che si tiene annualmente in Europa – ha avuto una discreta partecipazione, lo si deve proprio a quell’Habemus, cioè al fatto che la più luminosa stella del firmamento musicale del momento è venuta a Roma, non per fare un concerto (anche se ha un album in promozione), ma per dare la sua testimonianza di solidarietà al mondo omosessuale. “Oggi e ogni giorno combattiamo per la giustizia perché vogliamo piena uguaglianza”. Dopo aver detto “Ciao Roma” (unica frase in italiano) e aver intonato qualche battuta di “Born this way”, Gaga esordisce così, e strappa il primo grande applauso ad un pubblico – evidentemente – in buona parte anglofono. Lady Gaga ha parlato per 22 minuti, lentamente, per far capire al pubblico: “Vogliamo essere attori di un grande cambiamento. Alzate le mani, questa non è solo una festa, è veramente l’essenza dei diritti fondamentali. Siamo qui oggi per difendere l’amore. È un grande onore per me essere qui oggi. Voglio dire grazie ai politici, al sindaco Alemanno – ha aggiunto suscitando una lieve protesta tra il pubblico -. Non vogliamo essere trattati se non da esseri umani. Dobbiamo porre fine alla discriminazione, all’ignoranza. Sono figlia della diversità e ogni volta che affronto questi argomenti mi chiedono se sono lesbica. Non è una domanda: io sono una che sente l’obbligo morale di fare del mondo un posto migliore”. Ha poi ricordato le sue origini italiane e ha declinato per esteso il suo nome: Stefania, Joanne Angelina Germanotta.