Il dramma umano della famiglia Misseri

La povera Sara

Il 21 febbraio dell’anno corrente dalle colonne del giornale abbiamo approfondito con delle considerazioni il triste caso di Avetrana, riguardante la sconvolgente vicenda del 26 agosto 2010 dove venne uccisa la giovanissima Sara Scazzi per mano della cugina Sabrina Misseri e che oggi vede in carcere per questo anche i genitori di Sabrina, prima il padre Michele Misseri e oggi la mamma Cosima Serrano. Un delitto commesso, dicevamo, dall’ira scatenata dalla gelosia morbosa dell’amica più cara di Sara, oltre che cugina, la compagna di tutti i giorni, la confidente, ma che certamente Sabrina non avrebbe voluto uccidere. Già all’epoca abbiamo parlato della complicità dei genitori. Sebbene  immersi nel dolore si son trovati nello smarrimento improvviso, nel panico di quei momenti che videro subito lo sfacelo, la rovina della famiglia, della giovane Sabina e subito hanno  cercato di addossare la colpa al povero padre che si era prestato a questo gioco per amore di questa figlia, cercando di salvarla, scagionandola dalla colpa. Una triste recita che vide protagonista Sabrina, attrice perfetta, vicino alla zia durante i funerali di Sara e tutti i familiari, addolorati, non di meno Sabrina davanti alle telecamere  nelle interviste, ma il suo povero cuore doppiamente straziato per quell’omicidio voluto dalla avversità del destino che l’ha portata ad essere l’assassina del cara cuginetta. Il dolore c’era e c’è in questa povera gente, come c’è la complicità dei genitori, ma dopo il delitto, commesso da Sabrina, senza volerlo e non premeditato. Guardare dall’esterno è molto facile,  come è facile dare un giudizio,  spesso  spietato, ingiusto, crudele, più crudele dello stesso destino che ha portato alla distruzione delle due famiglie e siamo pronti a linciare, dimostrazione nel momento che  Cosima venne arrestata. Perché non ci immedesimiamo nel cuore martoriato di quella donna, siamo  pronti a colpire. Chi può pensare che avrebbe voluto la morte della nipote, la figlia della sorella, la stessa bambina che ha curato come la stessa figlia? Come poteva pensare, anche se si trovava nella stanza accanto, che da un litigio tra cugine, compagne, amiche, si  poteva arrivare a così tristi risultati? Tutto il resto è nell’istinto di mamma, cercare di salvare la figlia. Lasciamo il giudizio penale  ai giudici, e proviamo per un attimo ad entrare nel cuore di tutti loro, in quello dei Scazzi e dei Misseri.

Filippo Stirparo