Milano, il gioco dei pastori

 

Moratti e Pisapia, la sfida per il Comune

Il passato ch’è passato, qualcuno lo ricorda ancora, e nei ricordi, tra le tante cose belle, ricorda anche le banalità, ad esempio le lotte al gioco del formaggio, il gioco dei pastori, quelli che hanno dato inizio, creato il gioco, divertimento durante i pascoli, per non annoiarsi e lo stesso formaggio era la messa in palio. Successivamente anche altre categorie si sono interessate e poi altri, fino a dilagare in tutta la Penisola e diventare una gara relativamente importante, ma  si gioca in vari punti d’Italia da Sud a Nord. Non diamo spiegazione di come si svolge il gioco, ma vogliamo significare in questa banalità, che alla fine del diversivo il comune interesse  era di badare al bestiame, alle pecore che pascolavano, magari fumando insieme una sigaretta di tabacco avvolto nella foglia di mais e bere un goccetto di vino che uno di loro portava nella borraccia. I pastori analfabeti, allora, ora non pensiamo più, dato la scuola dell’obbligo, ma intelligenti saggi, riflessivi, anche se non sapienti come quelli che hanno frequentato le varie Università, pur trascorrendo la maggior parte del loro tempo nelle campagne, lontani dalla confusione, forse per questo più riflessivi, erano  coscienti del loro impegno, sapevano che il gioco era finito, il passatempo, anche se il formaggio lo vinceva uno solo. Tutto tornava come prima e non se ne parlava più del formaggio vinto o perso, si adoperavano entrambi per  le migliorie della produzione. Certamente i nostri Governanti non conoscono le regole del gioco del formaggio o di altri giochi,  perché se conoscessero il gioco del pastore alla fine di ogni battaglia elettorale, l’interesse dovrebbe essere uno solo, insieme badare alle pecore, a noi… al Popolo. Comunque, ogni regola ha la sua eccezione, come vediamo dalla foto nel breve spazio di Giuliano Ferrara, la Moratti e  Pisapia in una bella stretta di mano.

Filippo Stirparo