Obama, Gheddafi deve lasciare il potere

“Negli ultimi mesi – ha dichiarato in un discorso il presidente Usa Obama – abbiamo visto enormi cambiamenti in Medio Oriente e in Nord Africa. Il popolo si è sollevato in favore dei diritti fondamentali. Due leader sono stati sollevati dall’incarico e forse altri li seguiranno. Voglio dirvi come possiamo reagire a questa situazione e come possiamo corroborarla. Abbiamo spezzato lo slancio dei talebani, in Afghanistan a luglio cominceremo il ritiro e inizieremo la transizione. Abbiamo anche ucciso Bin Laden, un assassino di massa che ripudiava la democrazia e i diritti individuali. Ora la maggioranza della gente si è resa conto che le stragi non sono una risposta per ottenere una vita migliore. I popoli del Medio Oriente e del Nord Africa stanno prendendo in mano il loro futuro. Le nazioni del Medio Oriente e del Nord Africa sono da tempo indipendenti, ma il potere era concentrato nelle mani di pochi, non c’erano partiti ed elezioni democratiche. Il popolo non può raggiungere le proprie potenzialità se deve pagare le tangenti e le ricchezze non vengono distribuite. L’unica valvola di sfogo in passato era l’odio contro Israele. Le strategie di repressione ora però non funzionano più. Internet e le tv satellitari sono una porta per il mondo per quei popoli. I cellulari e i social network consentono ai giovani manifestanti di organizzarsi. I giovani di Damasco sentono ora la dignità della libertà. Ci vorranno anni però per permettere alla storia di raggiungere i propri obiettivi”. Una svolta per la politica a stelle e strisce nel mondo. “Per decenni gli Usa – ha aggiunto – hanno condotto una politica favorevole ai propri interessi nella regione: lotta al terrorismo, commercio, difesa di Israele. Anche ora i nostri interessi sono simili a quelli dei popoli locali. Sappiamo che i popoli soffriranno di enormi restrizioni economiche e quindi manterremo i nostri impegni con loro. Lo status quo non è più sostenibile. Le società tenute insieme dalla paura sono fragili. Abbiamo la possibilità di dimostrare che i valori americani sono gli stessi di quei giovani che si sono ribellati. Abbiamo la possibilità di raggiungere lì un mondo conforme agli ideali americani. I popoli stessi devono modellare il loro futuro, quindi a breve termine i nostri interessi non coincideranno con quelli dei popoli della regione. Noi sosteniamo una serie di principi universali. Tra cui il diritto di scegliere i propri leader e sosteniamo le riforme politico-economiche che possano aiutare i popoli della regione. Si tratta della nostra priorità numero uno e deve essere sostenuta da tutti gli strumenti economici e politici a nostra disposizione. Le nostre iniziative cominceranno in Egitto e Tunisia. Dovremo avere elezioni libere e società civile vivace”. A proposito di Libia ha sostenuto che “Gheddafi lascerà sicuramente il potere e la Libia potrà passare sicuramente ad un sistema democratico. Anche in Siria il ricorso alla violenza è all’ordine del giorno. Abbiamo lanciato nuove sanzioni contro Assad e il governo siriano. Assad faccia le riforme o lasci il potere. Il nostro messaggio sarà questo ai leader mediorientali: se favorirete il cambiamento avrete l’appoggio degli Stati Uniti. Per le riforme non bastano le elezioni serve il rispetto dei diritti fondamentali. Favoriremo l’accesso a Internet e la libertà di stampa”. Poi un annuncio: “cancelleremo i debiti dell’Egitto e della Tunisia e forniremo loro dei prestiti per dar vita alle infrastrutture. Le banche lavoreranno per la loro ripresa, anche l’Opec lo farà. Lavoreremo con l’Ue perché i nostri mercati siano aperti anche a Tunisia ed Egitto. Verranno demoliti anche i muri della corruzione della burocrazia delle raccomandazioni”. Ed infine lo spinoso nodo ebrei arabi. “Per decenni – ha fatto notare – il conflitto arabo-israeliano ha portato la guerra nella regione. Il popolo palestinese non ha ancora uno Stato. Per molti è impossibile un passo avanti, ma io non sono d’accordo. Siamo arrivati ad un momento in cui si stanno demolendo delle barriere ed è ora che avvenga anche per palestinesi ed israeliani. Il popolo israeliano deve avere diritto di esistere. Il nostro impegno per la sicurezza di Israele è inossidabile, ma lo status quo è insostenibile. Sempre più palestinesi vivono nella parte ovest della Cisgiordania e quindi c’è il pericolo del populismo crescente. Il sogno di uno stato ebraico non può essere conseguito con l’occupazione. Non possiamo però imporre la pace: israeliani e palestinesi devono prendersi le proprie responsabilità. Una pace duratura è sinonimo di due Stati separati. Bisogna quindi negoziare sulle questioni chiave. Serve una Palestina aperta ed un Israele sicuro. La linea di confine deve essere quella del 1967. I palestinesi devono avere uno stato sovrano. Bisogna evitare il terrorismo. Quindi le iniziative militari dovranno portare ad un Paese progressivamente demilitarizzato. Poi dovremo affrontare il futuro di Gerusalemme e quello dei profughi palestinesi. Dobbiamo quindi iniziare con i negoziati su sicurezza di Israele e formazione di uno Stato palestinese. Gli Usa faranno tutto quello che è necessario per andare oltre l’attuale empasse”.