Cyberbullismo. Ciak: un processo simulato per evitare un vero processo

La Scuola Secondaria di primo grado di Laureana-Serrata-Galatro-Feroleto è in prima linea nella lotta contro il fenomeno del cyberbullismo. Con la rappresentazione “Ciak: un processo simulato per evitare un vero processo” i ragazzi hanno messo in scena le conseguenze devastanti di questo fenomeno che è sempre più inquietante. Il progetto si propone la principale finalità di dare consapevolezza dei pericoli che si possono nascondere sul web, realizzato dal Tribunale dei minorenni di Catanzaro, in collaborazione con il M.I.U.R. e  l’ Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria, è stato promosso dal Centro Calabrese di Solidarietà con l’adesione delle camere minorili di Catanzaro Cosenza e Lamezia Terme. E’ previsto inoltre un convegno finale il 6 giugno (ore 10) nella  Sala del Seminario Arcivescovile in Catanzaro.

Spesso i minorenni non hanno consapevolezza dei loro gesti e delle conseguenze che possono provocare. Fino a qualche tempo fa non si parlava di cyberbullismo. Adesso che tutto viaggia in rete, il fenomeno del bullismo ha cambiato pelle, ed è ancora più insidioso, più pervasivo, più subdolo per gli effetti che il web determina. Nei giorni scorsi (16 maggio) è stata approvata in via definitiva la legge sul cosiddetto “cyber bullismo” (dopo un percorso legislativo di più di tre anni e diverse modifiche radicali) da parte della Camera. Non a caso la proposta è partita da Elena Ferrara, insegnante di Carolina Picchi, la ragazza di 14 anni che si è tolta la vita, dopo essere stata vittima di questo bullismo telematico nel 2013, a cui è stato dedicato il provvedimento, come ha dichiarato la presidente della Camera Laura Boldrini prima dell’indizione della votazione finale. Nella legge viene data una definizione ufficiale del cyberbullismo, vale a dire “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito dei dati personali in danno di minorenni, nonché la diffusione di contenuti online il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.

 Un passo indubbiamente importante nella lotta e per cercare di contrastare il bullo che ha trovato nel web uno strumento ancora più minaccioso rispetto alle classiche forme con le quali si manifestava il bullismo. Ma senza un’opera di prevenzione e di educazione, questa legge si ridurrebbe soltanto alla sua azione repressiva.

Un progetto molto importante che va in questa direzione, è quello portato avanti ormai da tre anni da parte del Tribunale dei minorenni di Catanzaro, in collaborazione con il M.I.U.R. e  l’ Ufficio Scolastico

Regionale per la Calabria e promosso dal Centro Calabrese di Solidarietà con l’adesione delle camere minorili di Catanzaro Cosenza e Lamezia Terme. “Ciak: un processo simulato per evitare un vero processo” ha la principale finalità proprio nel costruire consapevolezza nelle scuole, come hanno dimostrato in modo magistrale gli allievi della Scuola Secondaria di primo grado di Laureana-Serrata-Galatro-Feroleto, che hanno simulato un processo contro gli autori di atti e in cui sono comparsi sia gli autori che la vittima, con momenti di coinvolgimento emotivo. Il linguaggio teatrale mette in scena la comunicazione espressiva e riesce a parlare in modo diretto alle nuove generazioni che si ritrovano a gestire un mondo, quello della rete, in modo inconsapevole, senza poter comprendere i meccanismi occulti e le conseguenze dei loro gesti, sia quando sono vittime che quando sono responsabili di alcuni atti di bullismo. Il racconto e tutti i vari momenti che presuppone un processo, hanno avuto la forza di dare un chiaro esempio degli effetti psicologici che provoca il “cyber bullismo” sulla personalità fragile di molti adolescenti. E i protagonisti della scena simulata del tribunale sono stati capaci di far rivivere il clima che si respira in un’aula del tribunale. Quella dei giorni scorsi (giovedì 11 maggio, cinema “Aurora”) è stata la seconda rappresentazione di cui sono stati protagonisti gli allievi della Scuola Secondaria di primo grado di Laureana-Serrata-Galatro-Feroleto , in quanto già erano stati protagonisti a Reggio Calabria in una vera aula, al Tribunale per i minorenni, il 4 marzo).

Grande merito va, oltre che agli allievi – che hanno dimostrato un vero talento calandosi nei ruoli – ai giudici onorari del Tribunale dei minorenni di Catanzaro Roberta Mallamaci, Nicola Giordano, Annunziata Campolo e l’attrice Donatella Barbaglio, che si stanno spendendo in questa importante opera di informazione, formazione e prevenzione nelle scuole; inoltre ai docenti responsabili che hanno condiviso questo percorso con grande impegno e responsabilità, attraverso una serie di incontri preparativi. Ma un elogio particolare va soprattutto alla sensibilità della dirigente scolastica Pasqualina Servelli che sta investendo tantissimo sulla formazione delle coscienze e della crescita umana, civile ed etica dei giovani, in una fase della loro età molto esposta a modelli negativi, in un territorio inquinato dalla criminalità e da fenomeni di devianza sociale. Si tratta di un lavoro molto difficile, spesso problematico ma fondamentale, che vede la scuola in primo piano insieme ad altre istituzioni, come il Tribunale dei minorenni di Catanzaro con in prima linea il presidente Luciano Trovato e i suoi collaboratori, i quali hanno avuto l’intuizione di capire l’importanza delle arti espressive nell’educazione delle nuove generazioni e nell’opera di prevenzione, attraverso strumenti antichi, come il teatro e il linguaggio emotivo, che è stato fondamentale per la costruzione della identità della grande civiltà greca e dei nostri più importanti valori umani, culturali e principi etico-politici (si pensi alla funzione sociale e collettiva della grande stagione delle opere tragiche di Euripide, Eschilo e Sofocle) che hanno scandagliato l’uomo in tutte le sue sfere emotive, dalla dimensione psicoanalitica a quella estetica, che rappresentano le radici e l’eredità imprescindibili per ogni civiltà.

Dopo la presentazione della dirigente scolastica Servelli, è intervenuta Roberta Mallamaci, la quale ha spiegato le finalità del progetto giunto alla terza edizione, illustrando i diversi significati che riveste il percorso e i risultati che sono stati ottenuti da quando è stato avviato. In particolare ha sottolineato che il percorso quest’anno vede coinvolte 61 scuole calabresi, istituti comprensivi e scuole superiori, e che l’esperienza si è estesa anche ai tribunali ordinari di Castrovillari, Paola, Cosenza, Lamezia Terme e al Tribunale minorile di Reggio Calabria.

Sull’identikit del “cyber bullo” si è concentrato in modo particolare Giordano, mentre la Campolo si è soffermata sul valore della comunicazione attraverso l’arte in genere. In primo piano le conseguenze psicologiche  che provoca questo fenomeno, con l’invito ai ragazzi ad avere molta attenzione nell’uso disinvolto della rete per gli effetti virali che possono produrre immagini e video: che potrebbero potenzialmente devastare la vita, sia delle vittime che degli autori degli atti di cyberbullismo.

La prima fase del progetto ha previsto un incontro di formazione presso gli istituti scolastici al quale partecipano, in qualità di formatori, i giudici onorari e gli stagisti, coadiuvati dagli avvocati delle camere minorili. La terza ed ultima fase, prevede la predisposizione da parte di ragazzi di un elaborato multimediale, sul tema bullismo e cyberbullismo, che dia testimonianza aderente e veritiera dell’esperienza vissuta dai ragazzi.  E’ previsto un convegno finale rivolto alla diffusione dell’esperienza e massimizzazione dei risultati attesi si terrà a conclusione dell’attività progettuale, con premiazione dei vincitori proclamati dalla commissione di valutazione.