L’emozione di perdersi

fairy-wallpaper-fairies-19507927-1024-768L’emozione di perdersi (nella poesia della vita) di vincenzo calafiore 24 Ottobre 2016 Udine

E di cosa mi ricordo, io vecchio argonauta, più o meno scrittore ardente a volte, che a poco girerà la boa dei settant’anni ( nacqui l’11 dicembre del 1946 in un luogo non precisato) ancora con le mie parole più giovani di me, e una moltitudine di nostalgie maligne, e di cosa dovrei ricordarmi io che ho vissuto sempre in disparte, sempre più piccolo, ai margini? Da tempi immemorabili ho scelto di vivere una vita ritirata, fuggendo le occasioni pubbliche.

Sono stato volutamente distante dalla mondanità, non ho mai rincorso o cercato il successo perché è un po’ quello che succede agli alpinisti, che si ammazzano per arrivare in vetta e quando la raggiungono che fanno? Scendono!

Protagonista delle mie memorie continuo a inseguire il mio sogno d’amore oltre i confini dell’età di cui ricordo il disincanto, l’amarezza, la stanchezza che si è depositata via via come ruggine nel fondo della volontà e dell’immaginazione. La confusa disperazione di chi conosce già ciò che trova o troverà ogni giorno la ripetizione della stessa scena, è un buio davanti agli occhi, un pianto intimo e prezioso che non finisce mai di stupire anche a fronte delle cattiverie proprie della quotidianità o del tutto gratuite da parte di chi è maestro o maestra della manipolazione.

In questa mia età c’è solo la grandissima emozione di perdersi nei distacchi e silenzi dove si infittiscono i monologhi e i dialoghi interrotti e ripresi senza tregua, con l’anima, gli incisi che preparano tempeste, le emozioni che addolciscono la cicuta offerta con normale indifferenza.

Il mio viaggio comincia dove finisce il mio tempo.

Non è solo desiderio di conoscenza, quella che insistente conduce oltre l’età, è l’amore un universo di tante cose in cui difficilmente ci si sente estranei.

L’amore fa parlare la morte e i valori della vita, questo io lo so! E’ l’ineluttabilità del destino che è quella vocina che ci abita dentro e ci chiama forse la prima volta per nascere e, la seconda per morire.

“Noi siamo quello che lasciamo! “

Allora in questo tempo mio intermedio tra la vita e la morte ho scelto di viaggiare con la mia assieme agli affabulanti ricordi verso nuovi mondi. E’ come ripartire ogni volta da luoghi amati e indimenticabili che riprendono vita solo a pensarli.

Si accendono leggendari via vai di visi, uno scenario antico di forti emozioni che tornano a brillare quando si posa l’amore, sul fiato breve di un unico – sì – ! L’età mia, un orizzonte che divide la mia vita dalle lusinghe di certi viandanti, da certi mercanti d’anime … e va in cerca delle lusinghe dei sogni nutrimento essenziale di quel “bambino” in me che di notte mi fa essere pirata errante nei mari della fantasia.

Ma ci sono anche le figure sguscianti dalle pieghe dei giorni e i giorni sgranati nella ricerca di un sommerso cristallo d’incantesimi: è l’altalena dell’ieri dentro l’oggi, del chi sono e dove vado; un oggi che si distende su un mercato di coscienze e vane prostituzioni, riverenze inadeguate e ricchezze smisurate, povertà d’anima, miseria di sentimenti e di pietà ormai sconosciuta, il cancro dell’ipocrisia.

Da qui la necessità di una vasta conoscenza nella quale il viaggio abbandona sovente il passo dimesso e sceglie la fuga dalla morte bianca: la stupidità, l’ignoranza! Scende sulla realtà un sottile velo di magia non per allontanare ma almeno renderle indecifrabili immagini fluttuanti e senza peso per poterle ignorare e trattenere più a lungo la fragilità del teatro coscienziale in cui si assiste alla recita degli inganni e delle sopraffazioni.

E’ necessario così vedere sempre l’oltre dell’esistenza, avere un linguaggio trasparente o una metafora capace di comunicare la maniera di essere più o meno accettabile. E’ un linguaggio che lascia passare nel tempo intatta naturalezza il flusso degli anni, le storie dimesse, con le loro liturgie semplicemente umane.

A creare il miracolo basta un vento che soffia dalla sua reggia in mezzo al mare riuscendo ad avvicinare le più sfumate credulità, le paure remote, il mistero del vivere e del morire dentro e, per contro, ad aureolare la resistenza grigia del presente con l’unica mia arma: l’Amore!