Maltempo in Veneto il costo dei danni è dello stesso livello del 2010

“E’ la tragedia del Veneto,. Non mi sento di fare cifre senza aver chiaro il quadro. Però a spanne mi pare che il costo dei danni siano dello stesso livello del 2010.”. Non usa mezzi termini il presidente della Regione Luca Zaia, nel tracciare agli organi di informazione un primo bilancio del maltempo che ha investito Veneto nell’ultima settimana. “E’ piovuta molta più acqua che nel 2010, quando finirono allagati 150 km quadrati di territorio. Però i 925 interventi puntuali di ripristino, consolidamento e realizzazione di interventi di difesa idraulica attuati in questo trienniO si sono per ora dimostrati decisivi. Non abbiamo crolli arginali come allora, ma i danni saranno alla fine certamente altissimi. Gli allagamenti ci sono anche questa volta ma più limitati, con centinaia di famiglie evacuate e aziende in sofferenza. Ma il vero problema è, e sarà, la tenuta degli argini, zuppi e sotto pressione, nei prossimi giorni. E cosa troveremo in montagna sotto gli attuali tre metri di neve che nascondono tutto”. Il Governatore riassume in poche parole la situazione generale, affiancato dall’assessore alla protezione civile Daniele Stival e dai dirigenti di settore. Alle loro spalle, i “ragazzi” della sala operativa, affiancati da Vigili del Fuoco e personale delle strutture sanitarie, stanno lavorando di lena, con turni sulle 24 Ore che si susseguono ormai da una settimana, per monitorare lo stato dei fiumi, delle esondazioni, delle centinaia di frane lungo i pendii montani e collinari, le richieste dei sindaci, gli interventi di difesa, prevenzione e assistenza dei circa 2500 volontari di Protezione civile messi in campo. “Ci preoccupa molto il tema della montagna – scandisce Zaia – per i danni già constatati a impianti di risalita, fabbricati, viabilità. Ma soprattutto dovremo vedere con lo scioglimento cose davvero è successo sotto i tre metri di neve che adesso ci sono. Ho scritto al presidente del Consiglio Enrico Letta per segnalargli lo stato di fatto e cosa ci dobbiamo aspettare. Servirà un intervento forte, anche in termini finanziari: un investimento in lavori di salvaguardia per una macchina, come il Veneto, dove se le industrie si fermano non alimentano più neanche il resto d’Italia”. “Il nostro piano Marshall per la sicurezza idraulica è quello firmato dal prof. D’Alpaos tre anni fa. Noi abbiamo iniziatO a lavorare sui primi bacini di espansione, ma per attuarlo integralmente ci servono 2 miliardi 700 milioni, a fronte dei quali come Regione riusciamo a reperire dai 50 ai 100 milioni l’anno: troppo poco. Lo Stato deve intervenire, il governo deve prendere il toro per le corna, dimostrando coraggio e volontà di finanziare i grandi bacini di laminazione”. Poi c’è anche un problema di burocrazia, “risolvibile dando ai Presidenti di regione pieni poteri in tema di lavori pubblici. Di sicuro, se oggi non riusciamo a fare un intervento di prevenzione rapidamente e la gente muore, per la proprietà transitiva si ha che la burocrazia uccide”. Dal canto suo Stival è tornato sulle problematiche della montagna, per la quale si recherà venerdì 7 febbraio in sopralluogo diretto a Rocca Pietore, nel bellunese, assieme all’assessore al turismo Marino Finozzi. “Si sono verificati numerosissimi fenomeni franosi vecchi e nuovi ovunque – ha detto – che hanno investito anche viabilità e opere pubbliche. Domani avrò un primo incontro con gli amministratori locali. Dopo lo scioglimento delle nevi sapremo cosa c’è davvero, ma mi aspetto danni enormi e inevitabili. E questo vale anche per le arginature di pianura: quando le acque caleranno, lo stress delle difese idrauliche sarà visibile. Rotture questa volta non ne abbiamo avute, ma abbiamo dovuto fronteggiare infiltrazioni di ogni tipo e per lungo tempo”.