Vertenza Electrolux solo punta dell’iceberg

“La vertenza drammatica che investe, sottoforma di un puro ricatto, le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti italiani della Electrolux, oltre ad avere a che fare con il futuro e la dignità di salario di migliaia di famiglie, ci parla del grave ritardo di analisi e di contrasto – da parte dei governi succedutisi – alla crisi economica in corso. Dimostrando quanto avessero ragione coloro che, nel frattempo, andavano denunciando quella sorta di ‘lotta di classe asimmetrica’ portata avanti da multinazionali che, proprio nella crisi, hanno intravisto una occasione costituente, volta a sancire in via definitiva la subalternità del salario contro il primato del profitto”. Lo afferma in un comunicato stampa, il sen. Giovanni Barozzino (Sel). “È di questo  – aggiunge – che parla il piano presentato dalla Electrolux, nel quale non viene sancito solo l’impoverimento immediato attraverso una inaccettabile decurtazione di salario, ma che inaugura, in realtà, un generalizzato ed interminabile livellamento verso il basso: oggi riguarda l’azienda svedese e domani, qualora passasse il principio, si estenderebbe a macchia d’olio a tutte quelle aziende pronte alla facile delocalizzazione verso i ‘paradisi’ produttivi. Tutto questo nell’assoluto silenzio del governo e con le dichiarazioni inopportune di dirigenti politici che arrivano a definire ‘razionale’ lo scambio fra decurtazione sostanziale del salario e incerta difesa occupazionale. Siamo al traguardo cui giungono quelle teorie dispensate in questi anni da economisti e professori che, esperti di lavoro nella sola dimensione virtuale, esaltando libero mercato e flessibilità del lavoro, non hanno guardato alle condizioni materiali, e reali, in cui nel frattempo andavano versando le lavoratrici e i lavoratori. Una escalation che, nella interminabile corsa verso la deregolamentazione, fa della vertenza Electrolux solo l’ultima punta di un iceberg: essa ha a che fare con la stessa idea di democrazia, e con la idea di una Europa in cui il principio della centralità del lavoro diventi principio universale. Per questo il ricatto non può essere accettato”.