Montmartre, un tuffo nella Parigi bohémien

Montmarte è, fra le icone di Parigi, quella che più accende le fantasie dei turisti. Più della Torre Eiffel, più degli Champs Elysees, più del Quartiere Latino, più del Louvre, più di ogni altro simbolo della capitale francese. E questo nonostante, nel corso dei decenni, il grande afflusso turistico abbia finito per alterare, perlomeno in parte, la sua identità.

L’idea della Montmartre di fine Ottocento e inizio Novecento è, però, più forte persino della sua commercializzazione. A Montmartre iniziò la rivolta della Comune e sempre a Montmartre, in seguito, fiorì la Parigi bohémien, la Parigi di Picasso e Modigliani, di Toulouse-Lautrec e, seppur per breve tempo, di Van Gogh. Ed è quest’idea che alimenta i sogni di chi sfoglia, su un portale come HouseTrip, le case per le vacanze a Parigi, sognando il suo primo viaggio nella Ville Lumière.

Ad attenderlo a Montmarte, non troverà più, naturalmente, i poeti e i pittori del passato, ma luoghi sopravvissuti al passare del tempo, a cominciare dal mitico Moulin Rouge. L’itinerario alla scoperta dei “gloriosi” trascorsi di Montmartre può poi transitare dalla casa al numero 54 di rue Lepic, che appartenne a Theo Van Gogh e in cui abitò un paio d’anni il più celebre fratello Vincent. Sempre su rue Lepic spunta il Moulin de la Galette, uno dei noti mulini gemelli di Montmarte: alla fine dell’Ottocento, fu trasformato in un locale da ballo e, nel 1876, venne dipinto da Renoir nel suo magnifico Le Bal du Moulin de la Galette. Proprio Renoir visse nel più antico palazzo del quartiere, che oggi ospita il Musée de Montmartre. In zona s’incontrano anche la casa del compositore Eric Satie e il caratteristico bistrot Le Maison Rose, protagonista di una litografia di Utrillo. E non bisogna dimenticarsi, infine, di un’altra imperdibile tappa della Parigi bohémien, l’ex fabbrica in cui vissero Modigliani, Picasso, Jacob e Van Dongen: il Bateu Lavoir, distrutto da un incendio nel 1970 e riedificato otto anni più tardi.