Poesia per l’estatem il cielo nel tempo di Rosario Bevilacqua interpreta e canta con autentico timbro i valori del pauperismo evangelico

Il cielo nel tempo di Rosario Bevilacqua raccoglie una trentina di liriche, quasi tutte inedite, tutte preghiere pregne di alto spirito teologico e didattico, come strada da percorrere. Basterebbero solo per questo i versi della poesia Per te che mi leggi. Qui c’è tutto il Bevilacqua uomo ed educatore. Leggiamolo:” Non sono i miei versi/vergati sull’ali veloci/del pensiero in cammino/ un dono per me silenzioso/nel carpirli allo spazio/al tempo estensione dell’anima./Sono per te che mi leggi/le parole ripeti, l’eco/percepisci dei battiti/del mio cuore in unisono al tuo./…Non sono i miei versi/un dono per me che li scrivo./Sono per te che mi leggi/amico dell’ore fuggenti/a cogliere insieme/le tenerezze delle stelle/gli attimi lievi d’incanto/che rendono meno greve/il monotono andare del giorno.” Sono versi e pensieri di un uomo che, seppur completo e realizzato nelle diverse esperienze della vita, anela ad una quotidianità serena, non inquinata, non atrofizzata, la rincorre questa quotidianità come reticolato di atti d’amore. E la rincorre come e con la “ farfalla, mia farfalla/con te vorrei volare/col sole/gareggiare/sui fiori come te/vorrei poter succhiare/il nettare d’amore.” Perché ne La vita e il mare scrive il poeta di Pizzo: “C’è sempre nel tempo del suo divenire/il richiamo soave del sereno gioire/il desiderio latente di godere, d’amare./La vita è come il mare/nell’andare e venire dei giorni/si alterna tra il bene e il male/se pure quel che sente vibrare/nell’anima ancella di Dio/ è solo ansia d’amare.” E’ la vita di Rosario Bevilacqua sempre alla ricerca d’amore e di Dio e lo fa con un poetare in cui si può cogliere l’inebriante incanto dei molteplici elementi del paesaggio e l’armonia e la bellezza delle mille voci della natura, assieme ad una accettazione cristiana del dolore, del male e della fine che, in realtà, dentro una coinvolgente limpidezza espressiva, riesce a tradurre l’interrogativo sulla banalità della realtà quotidiana in un religioso approdo di saggezza. Già perché, come scrive il critico Luigi Pumpo, “R. Bevilacqua è poeta che trova nel raccoglimento e nel ricordo i motivi per un’espansione in profondo del suo pensiero. Egli coglie, in trasparenze di pagine, un tormento che è immediatezza d’anima dove gli squarci, vivi d’emozione, racchiudono stupori e silenzi…intreccia colloqui d’amore ed inneggia al sereno dei giorni.”

Come dire: basta davvero molto poco per sprigionare grande amore. Questo è l’anelito di Rosario Bevilacqua come pure del fratello don Francesco, anelito che si esprime attraverso liriche pregne di fede e di messaggi umani. Io ho letto con attenzione e forte intensità i versi contenuti in questa raccolta e dalla semplicità di linguaggio ne ho ricavato generosità affettiva e coscienza di impegno e di amore. Le liriche Il trionfo dello spirito, Ho il rosario tra le dita, Preghiera alla Vergine, Ti prego mio Signore, Buongiorno Signore laddove:” Se tutti fossimo uniti/come Tu dici fratelli/ci saluteremmo felici:/Buon giorno, ogni giorno,/buona sera, ogni sera,/buona notte, ogni notte,/nel tuo abbraccio, Signore,/ogni giorno, ogni ora/in eterno, per sempre.” ed altri versi ancora sono testimonianza di un grido di ricerca e di un ardente desiderio di approdo finale. Leggere la poesia di Rosario Bevilacqua lascia il segno e questo è un esito felice, per un poeta – educatore, che interpreta e canta con autentico timbro i valori del pauperismo evangelico.