Il fenomeno escort a Milano: un quadro dettagliato

E’ stata Erjona Sulejmani a sollevare la questione diversi mesi addietro ponendo l’accento su un tema di cui spesso si parla poco: escort Milano. L’ex moglie del centrocampista elvetico Blerim Dzemaili con le sue dichiarazioni ha sollevato però un vespaio di polemiche. Ha infatti espresso un giudizio piuttosto critico sugli aspetti più licenziosi del mondo del calcio. Evidentemente il suo sfogo è legato alla separazione dal marito, ma ha acceso i riflettori su un mondo intero.

Escort a Milano: il dietro le quinte

L’ex wag ha raccontato il dietro le quinte pallonaro senza omettere i particolari più imbarazzanti, piccanti e morbosi. La sua intervista non è passata affatto inosservata. Anzi ha accresciuto la curiosità che va oltre alla passione dei tifosi. L’ex moglie del giocatore svizzero ha messo in imbarazzo non solo il calciatore ma anche tutta quella vita mondana che c’è dietro al mondo del pallone e dei vip in generale. Tra escort e bottiglie di champagne, tra balli sfrenati in discoteca e auto di lusso. L’albanese ha spostato l’attenzione dalla VAR e dai trofei da vincere alle conquiste notturne dei vip. Del resto gli italiani amano tante cose, tra queste il gossip ed Erjona Sulejmani ha dato pubblicamente in pasto alla pubblica opinione un argomento davvero scottante. La trasmissione “Le Capitane” ha visto protagonista l’affascinante modella albanese tornata sola dopo la rottura del rapporto con il marito. Erjona si è espressa in totale libertà descrivendo le abitudini di alcuni calciatori ed i rapporti con compagne, mogli e fidanzate. Il sesso fuori dalla relazione sentimentale, il mondo delle escort che accompagna quello del pallone. Feste e lusso sfrenato. Più gli uomini sono ricchi più si accompagnano con le escort. E’ l’equazione proporzionale fatta dall’ex moglie di Dzemaili. Per la modella albanese si vive in una società in cui girano tanti soldi e ci sono anche belle ragazze che ruotano intorno ai calciatori, uomini belli e ricchi. Non tutti i calciatori sono uguali – per stessa ammissione di Erjona – per indole e tendenze. Difficile separare però il mondo delle accompagnatrici di lusso da quello del calcio, della televisione, dell’alta finanza, in pratica di Milano. Soldi, successo e sesso. Spesso segnano le vite delle star dello spettacolo e dello sport. Questo vale anche per il mondo dei calciatori. Per Erjona molti vivono anche a Milano, che “è diventata la città delle escort”. Un’affermazione che ha indignato alcuni, ma che in realtà non ha fatto altro che porre l’attenzione soltanto su un fenomeno consolidato. Nel capoluogo lombardo operano tantissime escort sia italiane sia straniere. Questa industria del sesso è alimentata dal benessere largamente diffuso.

Chi sono le escort

Chi sono le donne che esercitano la professione di escort a Milano e in altre realtà? Che vita hanno, come la pensano? Perchè lo fanno? Per rispondere a queste domande basta leggere tante storie raccontate in tv, per radio, sui giornali e sul web. Molto interessante è la storia di Maddalena, italiana, escort di 23 anni. Una bella ragazza con occhi scuri, mora, 170 centimetri, fisico da personaggio televisivo. La ventenne si reclamizza sui alcuni importi siti del settore escort. Ha scelto di raccontare la propria storia a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori del format ECG su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. “Ho iniziato per gioco poco prima di finire il liceo classico. Nell’estate precedente avevo fatto la cameriera e la barista. Il datore di lavoro ogni tanto mi toccava il sedere, mi faceva continue battutine, mi diceva che se mi fossi messa con lui mi avrebbe fatto ricca, mi avrebbe fatto star bene. Ma era brutto, pesante, così me ne sono andata, mi sono licenziata. L’anno successivo, per mettere da parte un po’ di soldi in vista dell’università, giocando insieme ad una mia amica ho messo un annuncio sul giornale. Dopo poche ore è arrivata la prima telefonata. Siamo andate in coppia, non sapevamo nemmeno quanto chiedere. Alla fine abbiamo preso 200 euro per due ore in due. Praticamente niente. Per lei l’esperienza fu traumatica, ha smesso subito. Per me non più di tanto. Così ho continuato. Per mettere dei soldi da parte, essere indipendente, pagarmi gli studi senza pesare sulla mia famiglia”. Una ragazza normale. Maddalena fa la escort e ha i suoi sogni nel cassetto. Frequenta l’Università. “Gli studi proseguono, tra un anno se tutto va bene dovrei laurearmi in economia e commercio. Ho una media alta, studiare mi piace, ma non credo che smetterò di fare la escort quando finirò l’Università. Fare questo lavoro mi piace, il gusto del proibito mi eccita, mi piace essere la trasgressione di uomini facoltosi che pagano un sacco di soldi per passare del tempo con me. Sono un lusso, una cosa bella e costosissima, un regalo solo per pochi eletti. Nell’ultimo anno ho guadagnato più di 200.000 euro, se voglio una cosa me la compro, tra pochi giorni mi arriverà un’automobile cabriolet da 40.000 euro, con quale altra professione potrei permettermi questo tenore di vita?” E’ quanto ammette la ragazza. “Lavoro in tutta Italia, faccio dei tour da nord a sud, per incontrarmi ci sono uomini che mi chiamano anche con una settimana d’anticipo. Per un’ora chiedo 600 euro, il sesso, anche quello orale, è rigorosamente protetto, perché ci tengo alla mia salute. Ma essere giovane, bella e italiana mi autorizza a chiedere di più rispetto a molte altre ragazze che fanno il mio stesso mestiere”. La ragazza si dice contraria alla regolarizzazione. “I quartieri a luci rosse o le case chiuse toglierebbero il fascino del proibito a chi cerca certe avventure. E poi dovrei aprire la partita Iva e a quel punto non potrei più nascondermi. Che faccio, emetto fattura come escort? Mi pare improbabile”. La storia di Maddalena è uno dei tanti esempi di lavoratrice del sesso. Sono entrate quasi per gioco e poi sono rimaste a praticare uno dei mestieri più antichi del mondo. C’è quindi chi inizia e lo fa per un breve periodo, chi invece prosegue. Impossibile continuare a negare qualcosa che c’è ed è più diffuso di quanto si possa immaginare.