La Spezia, città pronta a fare la sua parte a servizio del Paese

Riceviamo e pubblichiamo il testo dell’intervento del sindaco della Spezia Massimo Federici all’iniziativa Governoincontra tenutasi questo pomeriggio in Sala Dante: “Un saluto a tutti i presenti, a tutte le autorità  locali , e naturalmente un saluto al Ministro per l’attuazione del Programma Gianfranco Rotondi e ai Sottosegretari che lo hanno accompagnato in questa iniziativa qui alla Spezia. Quella Spezia, che ha recentemente ospitato la Festa Nazionale della Marina Militare e ha accolto con così grande partecipazione e calore il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quella  Spezia che, proprio perché città che si è sviluppata in ragione dell’Unità italiana ha voluto celebrare con  impegno e forte coinvolgimento il 150° dell’Unità. Mi sia permesso, signor Ministro, di cogliere l’occasione di questi pochi minuti  di apertura dei lavori di questo pomeriggio – con l’auspicio che possano essere lavori effettivamente fruttuosi – per fare una breve considerazione di premessa e per dare qualche spunto e contributo alla discussione. Sono profondamente persuaso che una forza essenziale  e potente  del nostro Paese risieda nelle risorse del territorio, nelle energie delle comunità regionali e locali. Per questo verrebbe spontanea una nota di apprezzamento per un incontro che sembra voler considerare i problemi  che questa specifica realtà esprime  e gli apporti che da essa possono venire al Paese. Per dirlo in altri termini, non mi dispiacerebbe  che con le comunità locali  si facessero non solo i famigerati – benché molto probabilmente inevitabili –  patti di stabilità,  ma anche patti per la crescita, per lo sviluppo, per il lavoro. Da qui potrebbero venire risposte sorprendenti per la ripresa del Paese. Mi permetta, Ministro, di essere molto franco. Avrà certamente saputo che questa sua iniziativa ha creato reazioni, proteste, esplicite contrarietà in modo trasversale, indipendentemente dal colore politico. E mi permetta di dire che non credo che si debbano interpretare queste reazioni  come il mero frutto  della costante  irrequietezza nella quale si trova  il sistema politico italiano . Sono piuttosto, credo, il riflesso di un malessere profondo, di nodi irrisolti che riguardano il futuro della nostra comunità, come il futuro del Paese. E’ emerso il timore di trovarsi di fronte un po’ all’ennesima kermesse, è stata percepita una distanza forte tra la serietà di quei problemi che sono aperti  e un approccio che rischia di essere non sufficientemente  approfondito. Colpisce tra l’altro – spiace sottolinearlo –  l’assenza di interlocutori ministeriali deputati a seguire proprio quelle partite che più riguardano questo nostro territorio (a partire dalla difesa e dalle infrastrutture). Perché , si sono chiesti in molti , – e io mi permetto di girare la domanda – solamente dopo ben tre anni è sopraggiunta questa iniziativa di ascolto? E poi, saprà davvero essere un’iniziativa di ascolto? Perché è stata impostata con modalità  generiche  da far trasparire , come hanno detto anche gli esponenti del Pdl locale , il rischio di una certa superficialità di approccio? Lo dico non con spirito polemico, ma perché c’è molta stanchezza (una stanchezza che troppo spesso rischia di diventare sfiducia) tra i cittadini, i produttori , le imprese e i lavoratori,  i commercianti e gli artigiani. E c’è frustrazione tra i giovani che, come ad esempio dalle nostre parti, dopo il ritiro dello Stato dalle economie locali, hanno dovuto  emigrare e che oggi neppure lontano da Spezia  trovano più risposte. La Spezia è alle prese con un processo di riconversione e rilancio che spesso, anche in occasione del 150°, ho definito di carattere fondativo.  Insomma, non siamo stati fermi , abbiamo messo in moto progetti , stiamo attuando parte dei nostri programmi. Con un obiettivo, soprattutto: svolgere il ruolo che possiamo svolgere con le nostre risorse, ancora una volta, come per oltre un secolo, a servizio del Paese. Certo, sarebbe tutta un’altra storia se tutto ciò potesse dispiegarsi dentro un disegno nazionale di rilancio dell’Italia,  dentro la cornice di politiche industriali, o del commercio o del turismo ecc. Perché se questo vale per tutte le città,per tutte  le realtà locali del Paese, forse vale un po’ di più per La Spezia. E vale un po’ di più per un motivo, alla fine, molto semplice.  Il peso che ancora oggi lo Stato ha in questa città. Che oggi si traduce nella difficoltà a trovare una risposta pronta a livello centrale rispetto a questioni importantissime per il nostro territorio. Vorremmo, su grandi questioni come quella della presenza della Marina Militare, della sua necessità di ammodernamento e di rivedere portate qui funzioni forti, questioni come quelle della necessità di razionalizzare e, magari, dismettere alcune aree e strutture militari, su tutto ciò vorremmo trovare una interlocuzione certa, autorevole e costruttiva. Ci piacerebbe poi sapere se, come e quando la Pontremolese, il corridoio multimodale Tibre potrà divenire una prospettiva concreta e se, come e quando si potrà vedere realizzata  un’opera così importante, non solo per questo territorio ma così importante, fondamentale per il sistema paese. Così come, chiediamo risposte chiare rispetto ad alcune aspettative importanti che, se non corrisposte, ci lascerebbero in mezzo al guado di nostri importanti progetti. In, particolare  i fondi FAS di cui è attesa l’assegnazione. Ma anche i fondi per il Distretto delle Tecnologie Navali e Marine. Ma su questi punti, come su altri di grande valenza strategica penso che i vari esponenti del territorio chiamati ad intervenire, poi  torneranno con più particolari e l’approfondimento che i temi richiedono. Penso al destino di Fincantieri, che qui ha un presidio molto importante e con molti occupati. C’è bisogno di parlare del futuro della cantieristica,  così come da tempo chiediamo l’istituzione di un tavolo nazionale sulla cantieristica nautica. perché qui abbiamo fatto scelte che vanno in quella direzione e ci siamo trovati a fare i conti, senza una cornice generale, con  la  crisi internazionale. Abbiamo bisogno di riferimenti, interlocuzioni che portino a veri patti tra territori e livelli centrali. Mi lasci, Ministro, poi richiamare con forza la sua attenzione su un punto che mi sta a molto a cuore. Un punto su cui, nella sua recente visita alla città, ho chiesto un interessamento diretto anche al Capo dello Stato.  Lo sblocco dei fondi cosiddetti ex articolo 20 per l’edilizia sanitaria, 150 milioni di euro già assegnati – sono i nostri… – e oggi bloccati per effetto della manovra. Sono risorse pubbliche necessarie per realizzare un’opera, il nuovo ospedale del Felettino, importantissima e attesissima  per questo territorio.  Abbiamo fatto la nostra parte per razionalizzare la sanità, per  ridurre costi. Stiamo svuotando un ospedale per questa prospettiva. Non possiamo rischiare di rimanere in mezzo al guado. Dicevo, in apertura che sarebbe davvero auspicabile che con le comunità locali si stringessero patti di crescita. E che alle comunità locali si guardasse un po’ di più non come a una voce di bilancio da tagliare, ma come a una risorsa indispensabile per il Paese. Capiamo benissimo la necessità di controllare la spesa pubblica, sia chiaro. Ma, allora, sento il dovere di richiamare la sua attenzione su un punto cruciale. Abbiamo patito moltissimo i tagli, con la riduzione di trasferimenti. Eppure ci siamo dati ancora una volta da fare per ridimensionarne le conseguenze, per fare in modo che non avessero un peso eccessivo sul teritorio. Ci siamo fatti carico e fronteggiamo, ogni giorno, sul territorio le tensioni sociali che sono frutto di scelte –  o di mancate scelte –  non nostre. Ma nonostante tutti i nostri sforzi  i tagli, inevitabilmente, hanno pesato e peseranno sui cittadini, a partire dai più fragili. Meno servizi , meno trasporto pubblico, meno assistenza  e tariffe più alte. I tagli lineari sono sbagliati: sono una tassa sui poveri. Vi chiedo di rivedere questa politica. Come capita ai Sindaci, ogni giorno tocco con mano le difficoltà in cui si dibattono tante famiglie, tanti miei cittadini. In molto casi, mi confronto con la loro disperazione. E allora mi chiedo perché, ad esempio,  si sono fatte le scelte che sono state fatte rispetto all’assegno per i non autosufficienti. Una piccola risorsa che per famiglie con redditi intorno ai 10.000 euro annui era una vera e propria boccata di ossigeno. Ecco allora che da qui torno a quanto dicevo in apertura. Che il confronto con le realtà locali sia un confronto vero, franco, costruttivo. Che finalmente ci sia un riconoscimento vero del valore del sistema delle autonomie locali. Che si concertino con i livelli locali le politiche nazionali. Perché se questi momenti di confronto rimangono sporadici e privi di esiti costruttivi, allora il rischio è alimentare la spirale della sfiducia nelle istituzioni, non solo nella politica . Un lusso  che oggi questo Paese, in tutta onestà,  non si può davvero più concedere.

Ufficio Stampa Comune della Spezia