Qualcosa di tuo

Dolce per sé, ma con dolor sottentra
il pensier del presente, un van desio
del passato….
( Giacomo Leopardi, Le Ricordanze )
Scrivere, inventarsi delle cose che potrebbero accadere nella vita a chiunque. Scrivere dunque è davvero una cosa bella, perché è come trovarsi in un altro “ altrove”, ma potrebbe essere allo stesso tempo donazione di se stessi agli altri e avviene semplicemente attraverso l’inchiostro di una stilografica.
La verità è che non si va via mai da un luogo in cui si è stati bene, e io sto bene nei miei scritti, in quel mio altrove, ove tutto è possibile, e i miracoli accadono, come quello dell’amore.
“ A coloro che hanno un sogno e attendono da tempo che si realizzi. Un sogno non lo si getta mai via, non lo si lascia svanire, per poterlo trattenere occorrono due persone, due persone che inconsapevolmente si amano e si cercano, e alla fine il miracolo accade, con il sogno che si realizza”
Ma tu dimmi la verità te l’aspettavi un amore? Te l’aspettavi un amore così grande, come questa vita? Io si anche se da tempo l’attendevo un miracolo!
E’ che questa vita non basta mai eppure lo so che è di un tempo che si tratta, un tempo a finire.
A volte mi vedo come la sabbia di una clessidra, scomposto in microscopici granelli di sabbia, scorrere attraverso un imbuto in un’altra dimensione senza possibilità di ritorno questo è il significato della parola “ fine “ che sta dietro l’angolo, che ci segue come ombra e puntualmente un giorno busserà alla tua porta.
“Che ne sai quante volte ti penso
e quante invece vorrei averti con me.
Che ne sai tu del mare in cui annego
tutte le volte che mi dici ciao, che ne sai.
Che ne sai tu delle mi guerre
delle mie solitudini, dei miei morti nell’anima!
Ma tu eri, sei stata, e sarai
la cosa più bella che io non sono mai
riuscito a pronunciare!”
Questo avrei voluto dirtelo ancora tanto tempo fa, e mi appartiene, è un qualcosa di tuo che conservo gelosamente.
Ma ricordo! Sono passati ormai due anni dall’ultima volta che ci siamo visti. Da quando sei entrata, come un angelo nella mia vita, il cappellino rosso in testa, la gonna nera che ti saltellava sulle ginocchia, le scarpe leggere da ballerina. Vedendomi sei corsa ad abbracciarmi. Non sapevo che ci saremmo separati per tanto tempo, non sapevo che avrei sofferto, non sapevo che saresti entrata nei miei viaggi mentali come “ L’angelo della felicità “.
Ma dove sono ormai quei giorni? Voltandomi indietro ho paura di trovare il vuoto… la mia testa continua a girarsi lateralmente con movimenti timidi e impacciati, fra la paura e la sorpresa.
“ Dolce per sé; ma con dolor sottentra, il pensier del presente, un van desio del passato ….”
E’ questa la “ricordanza” ? Quel tetro ingresso nella memoria!
Dietro il pensiero che nasce dalla luce ci sei tu, angelo, prigioniera di un amore ancora sul nascere.
Ti ricordi?
Non ti voltare indietro, non senti il sale sulle labbra?
Che voglia di rivederti!
Quanti anni sono passati?
Probabilmente quando ritornerai io non ci sarò più e tu sarai una donna bellissima con gli occhi colore del mare, con il sorriso fra il timido e sfrontato. Perché tu sei una donna timida, questo lo so.
Ti nascondi bene dietro le nuvole … ricordo che i tuoi occhi quando hai paura diventano piccoli, quasi avessero paura di essere invasi dalla luce, e allora li socchiudi come persiane come facevamo da bambini quando volevamo guardare senza essere visti che guardavamo.
Non è facile lottare contro la tua assenza, il tuo vuoto.
Professore di filosofia, un uomo scarmigliato e gentile capace di tirare i bandoli delle matasse del pensiero; perché l’uomo muore? Perché il cielo è azzurro e sembra vuoto?
Perché manca l’amore?
Per non dimenticarti ti ho chiamata Anima perché come anima sei in me!
Io col mio tempo alla fine e tu una donna di cinquant’anni, che strana combinazione di età! Due lontanissime comete in cieli diversi che non si riconoscono e destinate a non incontrarsi mai!