La Vita

 

La Vita

“ … elogio della non appartenenza “

 

 

 

 

 

Di Vincenzo Calafiore

24 Settembre 2024 Udine

“ ….  rivedo sulla scia dell’orizzonte

la mia vita andar via con gli occhi lucidi

e splendenti dei miei vent’anni.

Mi sono commosso pensando a quanto tempo

è andato via su quella scia luminosa di un tramonto;

mi piace pensare a una probabile benevolenza

del tempo che verrà con tutte le sue pagine ….

Rivelano l’ironia, la leggerezza del vivere,

ma soprattutto il piacere e l’amore per la vita

anche quando questa presenta partenze

e lasciti, addii ! ……

Vincenzo Calafiore

 

 

Questa mia avventura fatta di tante altre avventure con cui percorro il presente, attraverso in lungo e in largo come Odisseo, la vita dei sensi, la mia vita, è iniziata un giorno in un’alba davanti al mare dello Stretto di Messina, tra Scilla e Cariddi i mostri mitologici di Omero.

 

Ci andavo spesso, quasi ogni giorno alle prime luci del giorno e rimanevo lì fra quei quadri luminosi che annunciavano le partenze per le terre lontane mai raggiunte, più strane e remote!

Mi spingeva una voglia di andarmene, lasciare tutto. Ma non sapevo dove, la mia voglia non aveva un volto, era una velleità della mia fantasia ed era lì che volevo andare per rimanerci.

A volte mi è capitato di preparare lo zaino, riempirlo di quaderni penne matite, tutto il necessario per scrivere e colorare, ma soprattutto per il piacere morboso di questa mia illusione che si alleava al rammarico di lasciarmi alle spalle affetti che sembravano staccarsi da me, e li vedevo come navi sul punto di sparire all’orizzonte, che io fissavo da una riva divenuta nel tempo la mia stazione di partenza per i lunghi viaggi.

 

Mi sentivo deluso, amareggiato, tradito, ed equivocavo sulle ombre che mi raccontavano l’amore che volevo, che cercavo.

Mi pareva che, intorno a me non ci fosse la volubilità carnale delle donne, con l’impossibilità di carpirne i segreti a fondo, alla fine mi sfuggivano sempre …. Mi muovevo in una solitudine che non sapeva darsi pace.

Fu una mattina con un’alba luminosa, di fronte al mare che mi apparve davanti agli occhi

la “ Pegasus “ la mia astronave a remi con cui nelle notti propizie potevo raggiungere Orione, Andromeda … lasciare questa terra per un’altra lontana da scoprire e amare, viverci.

 

Non si parte per un senso di nostalgia all’incontrario tanto meno per un senso di partita chiusa, ma per una vita piena di colpi d’ala.

Partire con un forte sentimento nell’anima, il solo mai provato prima, che sappia di pace, di serenità, di desideri.

Tutto è “ momentaneo” e momentaneamente tutto è rientrato, mi è tornato il desiderio di mettere,

appunto, di mettere in ordine i miei desideri, restituirli all’amore.

Ora annoto, scrivo, vivo, ricordo ….

E non saprei dire se partirò davvero, un giorno ….

 

Accade, con qualche personaggio inventato, a cui ho dato un nome e una vita, che io parli, mi confronti, evocando anche memorie, con la sensazione di confidarsi con se stessi.

E’ come se il personaggio avesse le mie iniziali psicologiche, si scoprono identità, una sintonia perfetta: scruto il suo corpo. Le sue labbra conservano un’ambiguità sensuale, soddisfatta, e ora, il desiderio di una confessione a parole, dopo quelle silenziose nel buio di una stanza in un grande letto.

Lei mi chiede leggendomi nel pensiero: vuoi ancora?