“Donne: Strada per strada”. Toponomastica paritaria a Catania. Una proposta per gli spazi di Città

Una modifica del regolamento comunale di Catania per integrare la composizione paritaria anche della Commissione Toponomastica (portandola da 7 a 9 con la formula del 50&50 tra uomini e donne e tra maggioranza e opposizione).
Un concorso tra le scolaresche per individuare i nomi del genio femminile in tutti i campi dello scibile umano da proporre alla Commissione Toponomastica e alla città.
La richiesta d’intitolazione di una sala comunale a Palazzo degli Elefanti, per una degnissima figlia di Catania, la Giornalista e inviata di guerra, Maria Grazia Cutuli, donna di pace e informazione tra i “beni comuni” primari in una Sicilia terra di dominazioni centenarie e di militarizzazione diffusa.
Questi i frutti del convegno sulla Toponomastica Paritaria che si tenuto sabato 4 marzo presso la Sala Verga, Aula Consiliare del Palazzo degli Elefanti, a Catania, con il patrocinio del Consiglio Comunale di Catania, voluto da quattro associazioni impegnate per la parità di genere: Fnism (Federazione Nazionale degli Insegnanti) sezione di Catania, UDI, l’Unione Donne in Italia sede di CT, Femministorie e Governo di Lei.
Il Presidente del Consiglio Comunale, Sebastiano Anastasi, è stato felice di rappresentare, anche in questa occasione, l’intero consiglio per presentare le linee guida per la città di Catania sulla pari opportunità, con un lavoro d’avanguardia che prefigura un bilancio di genere attento a tutte le fragilità e diversità da tutelare, promuovere, coinvolgere nella pianificazione urbana e sociale della città.
Prezioso il lavoro di raccordo tra diverse consiliature che negli ultimi 10 anni hanno visto un’attenzione trasversale al tema della toponomastica paritaria e soprattutto sulla questione della cancellazione della donna, della sua appartenenza alla storia riconoscibile e trasmessa nella conoscenza scolastica e nei programmi ministeriali (timidissimi passi avanti, ma pare si proceda come i gamberi…) e felice l’idea di farli ritornare “in servizio” per il significativo ruolo svolto tra assessorati e commissioni consiliari precedenti.
Mancava da 10 anni l’avv. Carmencita Santagati, già Assessora all’Ecologia e Pari Opportunità (sindacatura Stancanelli), da soli 5 il già Vicepresidente del C.C., Sebastiano Arcidiacono e Maria Ausilia Mastrandrea, già Assessora alla Pubblica Istruzione (sindacatura Bianco), che durante il loro mandato -2015- avviarono una prima integrazione del regolamento del 2009 per garantire la parità di genere nella toponomastica cittadina, sostenendo anche iniziative di sensibilizzazione e nei progetti scolastici.
Una giornata di festa per la prof.ssa Pina Arena, esponente nazionale del Fnism (la più antica associazione dei e delle docenti della Scuola Media secondaria fondata da Gaetano Salvemini nel 1901), che ha ripercorso il lungo lavoro fatto con le scuole, nel giorno del suo genetliaco, lei che è tra le fondatrici nazionali di Toponomastica Femminile, e che ha coordinato a Catania il progetto che portò alla stampa di un piccolo libro, con oltre 50 donne riscoperte dagli alunni e dalle alunne delle scuole catanesi del Vaccarini, Cutelli, Carducci, Cavour, San Giorgio, Sacro Cuore, De Felice.
Fondamentale il recupero della consapevolezza che la cancellazione delle donne passi anche antropologicamente dai libri di storia da cui le donne sono continuamente “omissate“, o simbolicamente dalla invisibilità nelle strade come a Catania dove su 2712 vie, ricorda la docente Arena, solo 75 sono dedicate a donne e di queste 17 sono Madonne (diversi nomi per la stessa madre di Dio), 17 sono Sante, 12 figure mitologiche (sostanzialmente immaginarie), solo 4 personaggi storici e pochissime tra letterate, artiste, scienziate ma comunque nella media nazionale – questa sì “uguale” da nord a sud – pari al 4% del numero delle vie pubbliche in ogni lembo di “territorio patrio”.
Serve un “lavoro di educazione permanente” – riprende le parole della professoressa Arena anche Sebastiano Arcidiacono – tornato al suo ruolo docente, ed è questa formazione anche ai formatori/alle formatrici il vero antidoto alla quiescenza o peggio all’indifferenza a nominare le donne, il loro contributo alla storia dell’umanità.
Anna Bonforte per l’UDI, la più antica associazione di donne pre-Repubblica, nata nel 1944 dai Gruppi difesa donne della Resistenza, illustra il contenuto della proposta di modifica al regolamento toponomastica, naturalmente da riproporre anche al prossimo consiglio dal momento che dal 15 aprile quello attuale terminerà i lavori d’aula e sarà interesse comune monitorare che questo contributo di metodo paritario e democratico non vada disperso o ignorato.
Sara Crescimone Messina per Femministorie, femminista storica e lesbica politicamente impegnata nei diritti civili e sociali (casa/reddito di cittadinanza/autonomia differenziata) non paga delle intitolazioni come la più recente al “Largo alle Vittime di Femminicidi” ad Ognina, propone per la dedica toponomastica di un polo ospedaliero la prima “dutturissa” riconosciuta al mondo, quella medica catanese Virdimura, che tra il XIV esimo secolo cura, con un’abilitazione depositata nell’archivio di Stato di Palermo risalente al 1376, soprattutto poveri ed ebrei anche dispensandoli dal pagare.
Eliana Rasera per Governo di Lei, eco femminista radicale si sofferma sul futuro proponendo un concorso da bandire tra le scuole per allargare la partecipazione alle nuove generazioni e su un orizzonte internazionale offrendo la visione di un lavoro sulla toponomastica che riguardi anche gli edifici e gli spazi pubblici della città metropolitana oltre che i nomi di grandi artiste mondiali che hanno contribuito con la loro arte e la loro vita al miglioramento della condizione delle donne in ogni epoca.
Un impegno importante prende con le 4 organizzazioni e con la città il Presidente Nazionale dell’Assemblea Anci, il consigliere Enzo Bianco, unico presente tra i suoi pari ugualmente invitati, far diventare questo regolamento integrato con la formulazione 50&50, sia tra uomo e donna che tra maggioranza e opposizione, come lo standard paritario delle commissioni toponomastiche in tutta Italia, insieme alla diffusione dei concorsi scolastici per il coinvolgimento più largo possibile.
Lusinghiero l’intervento della presidente Silvana Papa in Bognanni, per l’ANDE, l’Associazione Nazionale delle Donne Elettrici, che riporta l’impegno per la diffusione della partecipazione alla vita democratica delle donne italiane e ne cita una direttamente dal Risorgimento, la contessa Rosa Testi Rangoni che per aver cucito la bandiera italiana consegnata nelle mani di Ciro Menotti subì ben 3 anni di carcere.
Gli emendamenti proposti e la motivazione estesa per l’intitolazione a Maria Grazia Cutuli cui è già dedicato un piccolissimo slargo nei pressi di piazza Europa, li riportiamo a parte.
Mentre è opportuno ricordare, per pura cronaca, che non è insolito che per figure di “chiara fama” ci siano nella stessa città più di un riferimento toponomastico: vale per i grandissimi Bellini, Verga e Coppola cui sono intestati rispettivamente a Bellini un aeroporto/teatro/piazza/sala comunale; a Verga una piazza e l’aula consiliare; a Coppola un teatro, una via e una sala comunale a Palazzo degli Elefanti, speriamo di cuore che valga anche per la giornalista M. G. Cutuli, degnissima figlia ed esempio nazionale di dedizione al lavoro, all’informazione e alla cultura della pace.