Firenze. Panificatori e dolciari all’angolo, CNA: +40% per i costi di produzione. Possibile la chiusura di circa il 13% delle imprese

pane - ph pixabay

Circa il 13% delle imprese a rischio chiusura e circa il 21% a rischio riduzione dell’attività lavorativa entro fine anno. È la stima che CNA Firenze fa per il comparto panificazione e dolciari, attualmente composto in tutta la Città Metropolitana da 432 attività, per il 72% artigianali, messo all’angolo dal costante aumento dei costi di produzione (+30-40%). Dell’energia elettrica, del gas, del carburante, del lavoro, delle materie prime, a partire dalle farine, dall’olio, e da altri prodotti alimentari, oltre i costi aggiuntivi dovuti all’applicazione dei protocolli per garantire la sicurezza sanitaria sia per i clienti che per gli addetti e agli imballaggi.

“Aumenti che stanno rendendo anti economica la produzione” spiega Andrea Panchetti, presidente dei dolciari e panificatori di CNA Firenze Metropolitana. La situazione è così compromessa che a niente valgono gli aumenti dei prodotti al consumo a cui i panificatori non hanno potuto sottrarsi: dall’1,50 euro di luglio 2021, all’1,70 euro di novembre 2021, all’1,90 euro da aprile 2022 ad oggi per il filone di pane da mezzo chilo (+27% in meno di un anno).

Aumenti che, gioco forza, non possono spingersi oltre il limite attuale e che, già in questa forma, a causa dell’inflazione (8,4% ad agosto), fanno registrare agli operatori del settore un calo vendite di circa il 9-10%.

È soprattutto sul fronte del “caro energia” che i panificatori si attendono interventi di aiuto straordinari e urgenti per le imprese da parte del Governo italiano: “azioni tese all’alleggerimento delle bollette e all’azzeramento di tutti gli oneri di sistema, mettendo un tetto al prezzo del gas a livello europeo – prosegue Panchetti – Riteniamo inoltre necessario un azzeramento degli oneri del sistema contributivo previdenziale legato ai contratti di lavoro: in caso contrario diventerà difficile se non impossibile rispettare gli obblighi dei versamenti fiscali e previdenziali di prossima scadenza. Infine bisogna rivedere il modello di fissazione dei prezzi del gas e va attivata la moratoria sui finanziamenti per un periodo di almeno 12 mesi, così come è stato fatto durante l’emergenza pandemica”.