E …. Dio?

E ….. Dio?

Di Vincenzo Calafiore

18 Aprile 2021 Udine

“ …. Mi sono sentito  parte di un  -ovunque –

anche fuori posto, ma non in una chiesa vuota

che d’estate si riempiva di passeri.

Volavano alto quando entravo e sempre

verso le piccole vetrate colorate; una volta

seduto e tornava il silenzio, tornavano a posarsi

sul nudo altare in pietra e lì stavano sereni ….. “

                                                     Vincenzo Calafiore

Quella chiesa è rimasta nel cuore tanto che ancora adesso in questa terra che mi ospita, in chiesa ci vado quando è vuota, c’è il silenzio

“ quell’attimo di raccoglimento” , per poter  parlare con lui: Dio !

Non ci sono passeri è una chiesa fredda molto diversa dalla mia, che d’estate in quella frescura entrano pure gli asini.

Non vado ogni domenica a messa, ciò non significa che non la santifichi.

E Dio… questo Dio a cui  consegno la mia anima mi dà conforto?

Rispondo di si, a questa domanda che spesso mi pongo, nei miei momenti di smarrimento.

Sono credente e trovo conforto nel rito della religione, non nella religione in sé, la mia è uguale come fede e credenza a tutte le altre che sono nel mondo.

Amo l’ immagine, la figura di Gesù, la sua disponibilità di parlare con chiunque, il suo coraggio di portarsi la croce con la coscienza di chi sa di essere martoriato e ucciso; credere in lui, confidargli le proprie paure, i pentimenti, le manchevolezze, i piccoli peccati …. è liberatorio, ma è anche ricevere risposte a cose e domande che non ne hanno, credere in lui … in Dio è trovare e dare uno straccio di significato alla mia vita, all’esistenza mia.

D’estate, in quelle lunghissime estati senza fine, ero quasi sempre a pescare in mezzo allo Stretto, ho visto e vissuto le più belle poesie scritte da Dio, era per me l’esperienza del contatto con Dio che riempiva di energia e coraggio.

Come accade quasi sempre e in maniere diverse, arrivò il momento inevitabile del “ peccato” il momento in cui si conosce l’amore …. – peccato – per i preti di allora era così; e invece fu qualcosa di sublime che mi permise di entrare nel mondo, con me stesso; l’amore che mi fece capire le divine scritture, l’amore del vivere, che c’è in un tramonto, negli occhi della gente.

Ero e sono ancora una persona semplice, forse anche un po’ complessa ma confesso che il mio rapporto con Dio non è mai stato difficile come il mio con gli altri.

Per questo faccio fatica a spiegarmi perché non mi sono mai sentito così vicino a Lui come quando mi sento abbandonato dalla vita.

“La Poesia è di Dio, e del poeta è l’amore “ !

Vivo non sommando giorni e anni a quelli già sommati, vivo per cercare e capire, imparare conoscere, prendere atto, come quello di morire, perché so che il mio passaggio sulla terra ha avuto un senso, dei significati, l’unica cosa palpabile che potrò portarmi dietro in quella eternità.

Mi ronza qualcosa in testa, è quel mio pensiero di andare in una qualsiasi chiesa vuota, quella che ho trovato e che un po’ rassomiglia alla mia, non posso raggiungerla, il pensiero mi strappa dal profondo dell’ombra verso una bianca luce emorragica di immagini, i miei occhi dentro un liquido occaso colpevoli di destinati amori.

Così fino all’alba del nulla senza angosce senza parole nel sentire la paura di cadere nell’abisso raccapricciante,  sempre attorno, odio i miei piedi che lo pestano ogni giorno mentre la mia esistenza per parlare con Lui usa la lingua del silenzio.