Dopo Sanremo arriva venerdì 26 marzo il nuovo album “Manifesto” di Malika Ayane

Milano. «Durante la pandemia sono stata in balia dell’impazienza ma per fortuna c’è stato il festival di Sanremo».

Lo ha confidato Malika Ayane parlando del suo nuovo album “Manifesto” in uscita venerdì 26 marzo.

«Questo mio nuovo album è il mio terzo disco sul presente, un po’ figlio dei miei due precedenti “Naif” e “Domino” – ha sottolineato – Dal primo ho preso il bisogno di raccontare la vita, la visceralità e l’immediatezza, dal secondo il bisogno di ascoltare, la cura certosina della scelta di ogni suono e di ogni immagine da raccontare».

L’artista ha avuto una inversione di tendenza dopo i suoi precedenti lavori.

«È il mio primo album realizzato completamente in Italia – ha confessato – Si tratta di un’analisi vissuta, da raccontare attraverso la mia vocalità e le parole. Samo un gruppo di lavoro tutto italiano per guardare fuori ai nostri confini ma senza perdere le nostre radici».

“Manifesto” è un inno alla riscoperta del valore delle emozioni e all’importanza di manifestarle, con il coraggio di riconoscersi anche quando tutto attorno cambia. Una fotografia di diversi stati d’animo che Malika Ayane ha deciso, a modo suo, di manifestare.

«Non trattare questo momento storico con la condizione temporale era inevitabile – ha precisato – Non parla di pandemia ma sarebbe sciocco pensare che questo galleggiare nelle incertezze non influisca sul nostro modo di muoverci nella vita. Questo è il nostro presente e in questa situazione storica ci troviamo a guardare il mondo in modo diverso ma speriamo che il futuro sia meno nefasto».

L’album è composto da dieci brani che Malika Ayane ha scritto e composto insieme, tra gli altri, a Pacifico, Di Martino, Alessandra Flora, Leo Pari, Colapesce, Antonio Filippelli, Daniel Bestonzo e Rocco Rampino.

«Con Colapesce e Dimartino ho lavorato due brani, uno l’adoravo ma incantabile per me – ha puntualizzato – Il secondo fa parte di questo album: mi è piaciuto per scrittura e contenuto, moderno pop ma non è pop, e riscritto una parte del testo».

Il titolo ha avuto una genesi singolare.

«Trattandosi di una serie di emozioni raccontate attraverso gli istanti in cui viviamo è arrivata la Malika che le manifesta – ha riflettuto – Ogni giorno attraverso tantissimi stati d’animo diversi, con momenti di sconforto, entusiasmo, a volte mi sento fragilissima, piccolissima, attraverso anche momenti difficili, anche se sono ottimista per natura».

Malika ha realizzato un disco molto vario.

«Non ci sono certezze di nessun tipo, anche sentimentali – ha fatto notare – La lezione più bella che ho imparato è non pensare a fare un disco di successo, altrimenti i dischi non rimarranno: sarebbe sbagliato inseguire una musicalità essere più autentici. Ho pensato alla realizzazione di questo album da ascoltare sia in appartamento che in auto, da cui possa emergere una malinconia molto calda».

La copertina è nata in modo casuale in cui lo spirito dell’album è perfettamente rappresentato, semplice ma intensa, un’opera di Max Cardelli.

«Siamo andati in uno studio dopo aver registrato l’album – ha rivelato – Ero spettinata e il fotografo ha catturato quella immagine in movimento che riesce a dare la mia anima musicale, molto più forte».

Oltre alla sanremese “Ti piaci così”, l’album comprende “Peccato originale”, “Telefonami”; “Come sarà”, “Per chi ha paura del buio”, “Mezzanotte”, “A mani nude”, “Brilla”, “Formidabile” e “Senza arrossire”.

«La mia voce è una benedizione – ha ammesso – Ho un timbro di voce particolare che ha bisogno di essere alimentato per imparare a dedicare la propria emotività per essere credibile: sono molto fortunata ma non smetto mai di lavorare per arrivare al massimo. In queste canzoni ho cercato di raccontare e riuscire a stare nel presente, non dando pesantezza alle emozioni».

Il linguaggio che Malika Ayane ha usato per descrivere i temi attraversati in questo album si configura come un vero e proprio racconto delle emozioni in maniera universale, pura ed essenziale.

«Ho guadagnato la consapevolezza che stavo diventando troppo scientifica per i miei album – ha sostenuto – Il riscoprire le essenzialità mi ha concesso di usare questa voce per costringerle ad ascoltarle, ma ho perso qualche paranoia di troppo, finalmente. Ho una figlia che è molto diversa da me, che è entrata nella fase in cui inizia a esplorare nuove conoscenze: nella rete non sono in grado di immaginare quello che esplora. Mi aiuta tanto a starle vicino».

Naturalmente Malika non vede l’ora di tornare a esibirsi dal vivo. «Speriamo di tornare al più presto in concerto, con tutte le precauzioni del caso e nel rispetto della salute e dell’etica delle persone – ha osservato – Le mie emozioni musicali necessitano il contatto con il pubblico anche se il disco fa la sua parte».